Il futuro di Piombino nelle mani di Arvedi

di Guglielmo Gambardella

Dopo quello dell’ex Ferriera di Servola a Trieste e di Acciai Speciali Terni, anche il destino dell’ex Lucchini di Piombino potrebbe essere nelle mani del cavaliere Giovanni ArvediIn queste ore, dalle indiscrezioni emerse, sembrerebbe che la trattativa in corso fra il Gruppo di Cremona e quello indiano per l’acquisizione di tutto o in parte degli asset di JSW Steel Italy Piombino e/o di una eventuale partnership sia in una fase avanzata. Le aspettative e le speranze per un esito positivo del negoziato sono altissime per diversi motivi.

PUNTO DI SVOLTA
Innanzitutto perché l’arrivo di Arvedi a Piombino potrebbe rappresentare il punto di svolta per un vero rilancio delle ex acciaierie di Lucchini rispetto a quello promesso da Jindal nel 2018, a seguito del passaggio di proprietà da Cevital, mai realizzato. Questi quattro anni sono stati una lunga agonia per i circa 1.700 lavoratori del Gruppo, compresi quelli della Piombino Logistic e di GSI, con mancati investimenti sia sugli impianti esistenti (treno rotaie, treno a barre, treno vergella) che per quelli della futura nuova acciaieria (uno o due forni elettrici e un possibile terzo) sempre presente nei diversi piani industriali più volte aggiornati ma mai realizzati.
Una eventuale acquisizione del sito di Piombino rappresenterebbe, inoltre, una ulteriore crescita del Gruppo di Cremona che con Trieste nel 2014 e Terni di quest’anno consoliderebbe la posizione di testa nella classifica dei siderurgici italiani.

LA POSIZIONE DELLA UILM
Riteniamo come Uilm che ci sia la necessità di avere una proprietà italiana del sito di Piombino (unico produttore in Italia di rotaie) alla vigilia della possibile assegnazione della “strategica” commessa delle RFI, del valore di oltre 2 miliardi di euro, per assicurare che la fornitura venga realizzata nel nostro Paese: l’assegnazione a una multinazionale non darebbe questa certezza, anche alla luce di altre e recenti tragiche esperienze registrate in altri settori. Per i suddetti motivi nei giorni scorsi abbiamo sollecitato il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti a intervenire in prima persona nella trattativa Jindal-Arvedi e a non svolgere un ruolo di “osservatore” nella partita in questione.

ULTIMA OCCASIONE
Non è più possibile ritenere la trattativa un semplice affare fra soggetti privati, in quanto da essa potrebbe dipendere l’intero piano infrastrutturale su ferro del nostro Paese. Inoltre, una parte delle aree su cui insistono le attività industriali e di logistica della ex Lucchini sono in concessione demaniale o suolo pubblico.
La Uilm ha dunque ribadito la necessità di un intervento urgente del Ministro e del suo dicastero per assumere la regia della vertenza e individuare tutti gli interventi istituzionali per la finalizzazione dell’accordo industriale Jindal-Arvedi che, al momento, potrebbe rappresentare l’ultima possibilità per una prospettiva di rilancio industriale e occupazionale di Piombino.

PARTNERSHIP INDUSTRIALE
Qualsiasi accordo di partnership industriale che si possa realizzare fra la multinazionale siderurgica indiana e quella italiana deve prevedere la certezza della disponibilità di lungo periodo delle aree in questione per assicurare il ritorno economico degli ingenti investimenti per la realizzazione di una acciaieria e di eventuali laminatoi, oltre a quelli necessari per treno rotaie, vergella e barre già installate.
E’ necessario, infine, chiarire quale eventuale ricaduta potrebbe esserci, sul progetto di reindustrializzazione dell’area ex Lucchini, l’installazione del rigassificatore.
Per quanto ci riguarda come Uilm, il rigassificatore rappresenta una priorità per il nostro Paese, come dichiarato da Mario Draghi, al pari della priorità di reindustrializzare l’area industriale di Piombino e di salvaguardare i posti di lavoro. Auspichiamo che la politica trovi tutte le soluzioni opportune per conciliare le due priorità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *