L’Europa e l’industria della Difesa (in)sostenibile

di Guglielmo Gambardella 

C’è un nuovo grido di allarme che IndustriAll Europe ha lanciato a tutela di una parte importante dell’industria continentale: l’industria della Difesa e Sicurezza. Infatti, oltre agli “ambiziosi” obiettivi in materia di sostenibilità ambientale, la Commissione europea sta attualmente lavorando su una serie di criteri per investimenti “socialmente sostenibili”. Dunque, oltre alla “taxonomy ambientale” si dovrà considerare la “taxonomy sociale” che è impostata per definire criteri per le attività che contribuiscono positivamente alla società o che risultano essere socialmente dannose. IndustriAll ha assunto una posizione chiara a protezione dell’industria europea della Difesa e dei suoi lavoratori che potrebbero essere fortemente minacciati da questa impostazione politica della Eu.

DIBATTITO DEMOCRATICO
La Uilm con gli altri  sindacati europei chiedono che in Europa si apra un dibattito democratico sul futuro delle industrie della Difesa e Sicurezza come parte delle infrastrutture di sicurezza dei cittadini europei.
La posizione sul tema è stata espressa nell’ultimo documento di Policy Brief 2022-1 di IndustriaAll denominato “Peace, justice and strong institutions in Europe are solid pillars of sustainable development”, ampiamente condiviso nei contenuti dalla Uilm e di cui si riportano alcuni importanti passaggi: “la Platform on Sustainable Finance ha lavorato a lungo sul tema della tassonomia sociale. In un rapporto pubblicato nell’estate 2021, il sottogruppo della piattaforma che lavora sulla tassonomia sociale si riferiva specificamente alle “armi” come a un “settore o attività dannosa” e lo menzionava accanto al gioco d’azzardo e al tabacco. Questa classificazione è impostata per garantire che le industrie collegate non possano “qualificarsi come socialmente sostenibili, nonostante, ad esempio, buoni trattamenti riservati ai lavoratori”.
In netto contrasto con tale dibattito, la presidente dell’Unione europea, Ursula von der Leyen, ha fatto riferimento specificamente all’industria europea della difesa nel suo discorso sullo stato dell’Unione del 2021. Ha suggerito di considerare l’esenzione dall’Iva quando si acquistano attrezzature per la difesa sviluppate e prodotte in Europa”, poiché ciò “aumenterebbe la nostra interoperabilità, ma diminuirebbe anche le nostre dipendenze di oggi”. Ha inoltre proposto di migliorare l’interoperabilità e di continuare a investire in piattaforme europee comuni, dai jet da combattimento, ai droni e al cyber. La scheda informativa “Una bussola strategica per l’UE” afferma chiaramente l’obiettivo “perché l’UE diventi un fornitore di sicurezza per i suoi cittadini… e contribuisca alla pace e alla sicurezza internazionale”.

INCOERENZA DELLA COMMISSIONE EUROPEA
La Uilm e IndustriAll ritengono che questa incoerenza da parte della Commissione europea, da un lato, di suggerire di eliminare le tasse per sostenere l’industria e assumere una posizione attiva sulle questioni di sicurezza, sia internamente che a livello globale, ma dall’altro, considerare lo stesso settore come ‘socialmente dannoso’, ovviamente non sta aiutando. Ciò porta di conseguenza le banche private a ritirare i loro investimenti dalle società nei settori della difesa e della sicurezza o di tagliare del tutto i loro rapporti con le stesse. Sempre più aziende della difesa hanno difficoltà a ottenere i crediti necessari poiché le banche hanno deciso di abbandonare i loro legami commerciali con esse, spesso riferendosi specificamente a preoccupazioni ambientali, sociali e di governance (ESG). In molti paesi europei, le PMI risentono particolarmente di questa tendenza. È necessario un approccio coerente e affidabile per dare un chiaro segnale sia alle industrie europee della difesa che alle banche private che l’industria europea della difesa e le armi convenzionali che producono sono un pilastro centrale dell’architettura della difesa europea.
Come ha sottolineato la presidente von der Leyen, l’UE deve ridurre le dipendenze nel settore, per garantire che la pace e la sicurezza in Europa possano essere mantenute e non siano minacciate da situazioni di minaccia globale. Ciò include la protezione delle infrastrutture critiche, inclusa una catena di approvvigionamento sicura.
La Uilm e IndustriAll Europe raccomandano di riconsiderare la classificazione delle industrie europee della difesa e della sicurezza come “socialmente dannose”, poiché siamo del parere che questa industria, se soggetta a controllo democratico e legale, sia un pilastro essenziale della pace e della sicurezza in Europa.

PACE E SICUREZZA
L’obiettivo di sviluppo sociale delle Nazioni Unite (SDG) 16, che chiede “Pace, giustizia e istituzioni forti”, deve applicarsi anche all’Ue, ma ovviamente secondo criteri chiaramente definiti e ben motivati. La Uilm ed i sindacati europei concordano sul fatto che nessuna arma debba essere fornita a un Paese o in un conflitto in cui non dovrebbero trovarsi. Tuttavia, l’industria europea della difesa deve, in via prioritaria, produrre per i clienti europei e per i Paesi democratici affidabili e non dipendere dalle esportazioni globali di sistemi d’arma. Le esportazioni verso Paesi che non sono dotate di industrie nazionali di difesa e sicurezza, ma con legittime esigenze di sicurezza, possono essere eccezionalmente consentite in conformità con le norme internazionali e le autorità di regolamentazione nazionali secondo una legislazione europea uniforme. Se l’industria europea della difesa e sicurezza aderisce a questo principio e se rispetta una serie di regole chiaramente definite concordate dall’Unione europea e dagli Stati membri, allora potrebbe essere considerata come “non dannosa” nel contesto di una tassonomia.
L’Europa ha bisogno di industrie di difesa e sicurezza forti e consolidate per garantire pace e sicurezza nel continente e nel quadro delle sue alleanze. In tal senso, le discussioni in corso su una tassonomia sociale potrebbero costituire uno schema di incentivi per aderire ai principi europei concordati nelle industrie della difesa e della sicurezza e un efficace controllo degli armamenti in Europa e oltre. Pace e sicurezza in Europa sono requisiti inalienabili per la sostenibilità, anche nel contesto di una tassonomia sociale. In tal senso, le banche private dovrebbero essere incoraggiate a riprendere i loro rapporti contrattuali con le imprese del settore della difesa e continuare a fornire finanziamenti per progetti che soddisfano i criteri da definire nella “tassonomia sociale” dell’Ue. In conclusione, IndustriAll Europe ha proposto la creazione di una piattaforma di stakeholder, che includa rappresentanti dell’Unione Europea, dei governi europei, dell’industria, dei sindacati e della società civile.
La Uilm auspica che la proposta venga accolta per poter aver uno spazio di discussione per poter affrontare la questione a difesa di questo strategico settore.

 

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