Acciaierie di Terni: le sfide che ci attendono

di Simone Lucchetti

Acciai Speciali Terni è stata fondata il 10 marzo del 1984 con l’accensione dei forni, due anni dopo, che non sono mai stati spenti definitivamente, pur attraversando momenti difficili come le due guerre mondiali e 101 bombardamenti. È stata di proprietà pubblica fino al 1990, passando poi alla proprietà privata con la cessione-ponte a un gruppo privato (Agarini) e successivamente in maniera esclusiva alla multinazionale Thyssenkrupp.

UN PO’ DI NUMERI
Oggi AST si estende per 1.500.000 metri quadrati all’interno della città ed esprime un valore in termini di fatturato variabile da 1,7 md a 2,4 md di Euro, con una incidenza del 17% sul Pil dell’Umbria e con un stabilità occupazionale di 2.350 dipendenti diretti,  e una quota di indiretti oscillante da un minimo di 500 a un massimo di 900 nei casi di punta.
Una realtà estremamente importante per la Provincia ternana, per la Regione Umbria ma che, nello stesso tempo, ricopre una strategicità di settore per l’intero sistema industriale nazionale, rappresentando il 60% del consumo interno di acciai inossidabili piani, collateralmente alla produzione di Fucinati e tubi marmitta e strutturali che produce attraverso le controllate Società delle Fucine e Tubificio di Terni. Nella fattispecie, è fatto recente la realizzazione della forgiatura del più grande fucinato per il comparto nucleare di 510 tonnellate mai fatto a Terni.
Negli ultimi anni la produzione di acciaio fuso si è attestata intorno al milione di tonnellate, con minimi di 800.00 t e con il consolidamento nell’anno economico appena trascorso di 1.1 ml di tonnellate con un mix di laminato a freddo, nastro a caldo e black con una performance rispondente alle sempre crescenti volubilità dei mercati.

LA NUOVA PROPRIETÀ
La nuova proprietà del Gruppo Arvedi, ormai consolidata dopo la decisione dell’Antitrust Europeo e il via libera per il closing della vendita, apre uno scenario completamente nuovo ma non privo di incognite. C’è la consapevolezza che il sito di Terni offre un patrimonio di impiantistica efficiente e molto performante ma che, sicuramente, necessita di investimenti e prospettive di mercato tesi a valorizzare anche le grandi professionalità esistenti. Si parte da una base solida visti gli obbiettivi già raggiunti negli ultimi anni, come la collocazione di AST tra le migliori aziende in termini di sicurezza con una percentuale nel rapporto dipendenti/infortuni sul lavoro, in base al settore merceologico, all’apice della classifica nazionale.
Risulta evidente che ci troveremo di fronte all’ennesimo cambiamento, facente parte di una endemica e fisiologica dinamica che per chi conosce il settore è ormai quasi ordinaria amministrazione. Sappiamo che i cicli del mercato dell’acciaio inossidabile sono oltre che delicati, suscettibili di condizionamenti interni allo stesso settore e sono gli stessi che in questi ultimi anni abbiamo affrontato con confronti, rinunce e grande senso di responsabilità come Uilm.
La perdita di produzioni come il lamierino magnetico e il titanio non ci hanno mai fatto dubitare che un sano confronto, supportato all’occorrenza anche dalle lotte dei Lavoratori, possa comunque traguardare obbiettivi di competitività e salvaguardia occupazionale qualificata e responsabile, come quello che oggi si presenta alla nuova proprietà.

ELEMENTI DI PREOCCUPAZIONE
Ciò che ci preoccupa oltre modo sono le variabili cosiddette “esogene” che rischiano di vanificare gli sforzi sinora fatti con grande sacrificio per mantenere gli assetti attuali e di prospettiva. È sotto gli occhi di tutti la mancanza di volontà   dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni di elaborare una strategia industriale, seria e competente, specifica per la siderurgia, che metta al riparo il settore da situazioni ed eventi come quelli che si stanno attualmente verificando. La grande speculazione sui prezzi dell’energia sommata agli obbiettivi della transizione ecologica ed agli stravolgimenti geopolitici in atto come possono nel breve-medio periodo non incidere in maniera negativa sulle produzioni e di conseguenza sull’occupazione, in assenza di una strategia complessiva e di una rete “razionale” di interventi?
Sino a oggi il settore, seppur con grandi sforzi e sacrifici dei lavoratori, ha complessivamente sostenuto le grandi sfide e confronti con i grandi player internazionali dell’acciaio, mantenendo e accrescendo, forse, le proprie caratteristiche di qualità e sostenibilità, cosa che non sono sicuro riusciremo ulteriormente a fare in assenza di una politica seria e soprattutto competente. Abbiamo l’esigenza e l’obbligo che ci deriva dalla delega e dal ruolo sociale che svolgiamo di far comprendere alla politica TUTTA le peculiarità, le differenze sostanziali e particolari del settore.
La complessità del ciclo siderurgico, soprattutto se “integrato” come quello di Terni, richiede un’attenzione particolare per ciò che attiene il sostegno del governo nei confronti dell’Europa che in più occasioni non ha dimostrato neutralità e fermezza nel contrastare le politiche commerciali scorrette e pericolose di altri produttori mondiali. Il risultato è stato quello di far permeare lo stesso mercato Europeo da acciaio proveniente dall’Asia e dalla Cina con percorsi di qualità di bassissimo profilo e di non assoluta compatibilità ambientale provocando, a volte, una concorrenza sleale con quello prodotto dai concorrenti europei che mantengo standard di tutela del lavoro e ambientale alti.
In buona sostanza dovremo sforzarci di guardare oltre il nostro ruolo istituzionale di confronto e contrattazione, dovremo convincere chi ancora non lo fosse che l’acciaio è un bene primario e strategico per moltissimi settori merceologici e che, se non salvaguardata la sua produzione nazionale, le conseguenze sarebbero catastrofiche. Comunque “niente di nuovo sotto il sole” la Uilm è avvezza alle sfide e alle vittorie. Come sempre faremo del nostro meglio per i nostri iscritti e per i lavoratori tutti. Forza Uilm!

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