Stellantis: riconvocare tavolo per affrontare al meglio sfida della transizione

Transizione all’elettrico, crisi di approvvigionamento dei semiconduttori e un tavolo nazionale da riconvocare: così si può racchiudere il presente e il futuro di Stellantis nel nostro Paese. Parliamo del quarto Gruppo mondiale del settore auto, che ha in Italia circa 50mila dipendenti diretti, ai quali se ne aggiungono decine di migliaia dell’indotto e che sarà protagonista di un processo che rivoluzionerà il comparto.

RICONVOCARE TAVOLO
Per la centralità di Stellantis in l’Italia e per le criticità che sta attraversando a causa dell’approvvigionamento dei semiconduttori, che sta colpendo tutti i settori industriali e che sta causando periodiche fermate produttive praticamente in tutti i siti italiani, il 31 agosto le organizzazioni sindacali hanno richiesto la convocazione del tavolo di confronto nazionale dopo l’ultimo incontro al ministero dello Sviluppo economico del 25 giugno scorso. Una ripresa del confronto per discutere del “futuro piano industriale e più in generale le prospettive produttive e occupazionali in Italia” come hanno dichiarato Rocco Palombella, Segretario generale Uilm, e Gianluca Ficco, Segretario nazionale Uilm e Responsabile del settore auto.
Questa richiesta avviene a seguito di numerose novità. Una tra tutte, spiegano Palombella e Ficco, “l’importante accordo di Melfi del 25 giugno, che prevede la riorganizzazione della fabbrica e la assegnazione di nuovi modelli, l’annuncio di Stellantis della costruzione della Gigafactory a Termoli, che conferma l’impegno nel nostro Paese con importanti investimenti nell’ambito del processo di elettrificazione, e da ultimo l’aggravarsi del problema di approvvigionamento di semiconduttori, già presente nei mesi scorsi, che ora sta paralizzando l’attività produttiva, causando fermate periodiche praticamente in tutti i siti italiani”. Alla luce di tutto questo, concludono Palombella e Ficco, “abbiamo chiesto al Governo di riprendere la discussione e il confronto sul futuro di Stellantis in Italia, di migliaia di lavoratori e di un settore industriale che nei prossimi anni dovrà affrontare una importante sfida rappresentata dalla transizione ecologica”.

SEVEL
Lo scorso 7 settembre Carlos Tavares, Ad di Stellantis, ha visitato lo stabilimento Sevel in Val di Sangro. Una notizia che è stata accolta positivamente dalle organizzazioni sindacali perché, sottolineano Gianluca Ficco e Nicola Manzi, segretario della Uilm di Chieti, “la sua attenzione per gli stabilimenti italiani è preziosa”. Allo stesso tempo, aggiungono Ficco e Manzi, “siamo preoccupati per le potenziali ricadute su Sevel del nuovo stabilimento polacco che produce anch’esso il Ducato”.
Questo timore, spiegano i due segretari Uilm, è dovuto al fatto che “due stabilimenti in Europa che producono il medesimo modello è di per sé qualcosa di pericoloso o per lo meno qualcosa che richiede la massima allerta sindacale”.
“Proprio in questi giorni”, proseguono, “siamo impegnati sulla delicata questione della stabilizzazione dei lavoratori somministrati e sulla indennità del turno del sabato notte, nonché su altri temi molto concreti della vita di fabbrica”. Per questo motivo, concludono, “auspichiamo che il dialogo possa essere fruttuoso, ma in assenza di qualsiasi risposta ci stiamo preparando a iniziative di sciopero” perché “i lavoratori hanno il diritto di essere ascoltati”.

POMIGLIANO
Ultima in ordine temporale la visita di Tavares allo stabilimento di Pomigliano avvenuta l’8 settembre scorso. “Un segnale di attenzione importante, che speriamo possa presagire alla declinazione di un piano industriale per il futuro dello stabilimento”, hanno commentato Gianluca Ficco e Crescenzo Auriemma, Segretario generale della Uilm Campania.
Per Pomigliano, infatti, si attende il lancio produttivo del Tonale, ma il sindacato chiede da tempo di conoscere anche la missione produttiva futura rivendicando la piena occupazione.
Appena sarà possibile riprendere il tavolo nazionale, come da richiesta al Mise da parte della Uilm, “porremo tutte le questioni più delicate – proseguono Ficco e Auriemma –  a partire dalla necessità di immaginare un piano di lungo termine per le fabbriche di motori, come la FMA di Avellino”.

 

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