Ex Ilva: altre 13 settimane di cassa integrazione

Cassa integrazione ordinaria dal prossimo 27 settembre, per un periodo presumibile di 13 settimane, per i lavoratori dell’ex Ilva. Lo ha comunicato Acciaierie d’Italia in una nota alle organizzazioni sindacali precisando che il ricorso all’ammortizzatore sociale potrà interessare “sino a un massimo di 3.500 dipendenti” come media settimanale tra quadri, impiegati e operai. Nel sito di Taranto, come ricordato dalla società, le 13 settimane di proroga dell’integrazione di trattamento salariale terminano il 25 settembre 2021. È l’ultimo atto di una lunga storia che crea altro disappunto tra i lavoratori.
Intanto il sindacato metalmeccanico non ha perso tempo e ha richiesto in modo unanime l’ennesimo incontro al ministro dello Sviluppo economico, Giorgetti, per affrontare la grave problematica di Acciaierie d’Italia.

ATTESA INUTILE
“Dall’8 luglio abbiamo atteso inutilmente il rispetto dell’impegno che a conclusione dell’incontro avevano assunto i tre ministri presenti – Orlando, Carfagna, Giorgetti – e l’amministratore delegato di Acciaierie d’Italia, Morselli. In quell’occasione ci era stato ribadito che le tredici settimane di cassa integrazione a partire dal primo luglio dovevano essere sufficienti per arrivare alla ‘presentazione del piano industriale aggiornato e da concordare con tutte le parti coinvolte – azienda, sindacato e territori – per la gestione dei mesi successivi e del piano occupazionale”, lo ha dichiarato Rocco Palombella, Segretario generale Uilm.
Intanto Acciaierie d’Italia ha archiviato il 2020 con un rosso di 265 milioni e, da un articolo apparso su La Repubblica a firma di Marco Patucchi, si legge che “Tempistica, quantità e qualità sono i tre versanti sui quali si ripenserà il progetto, mentre resta invariata la filosofia di fondo della strategia di rilancio” che punterebbe alla “graduale decarbonizzazione dell’impianto di Taranto attraverso una fase ibrida con il mix tra altoforni e forni elettrici”.

IL PROGETTO
Il progetto industriale originario prevede un target di 5 milioni di tonnellate di acciaio quest’anno, 6 milioni nel 2022 e nel 2023, 7 milioni nel 2024 e 8 milioni a regime nel 2025 a fronte di ingenti investimenti. Una tabella di marcia difficilmente rispettabile allo stato attuale delle cose.
“Le notizie arrivano solamente a mezzo stampa – ha infatti sottolineato il leader dei metalmeccanici della Uil – su ipotetici progetti di aggiornamento del piano industriale che impatterebbero in modo drammatico sui livelli occupazionali. Quanto tempo dobbiamo aspettare ancora? Siamo stufi – conclude Palombella – di assistere a una prassi ormai consolidata e che dura da troppi anni. La pazienza dei lavoratori ex Ilva e del sindacato è finita”.
Tra l’altro all’orizzonte ancora non si vede neanche il piano nazionale per la siderurgia più volte promesso dalla politica e che riguarda anche Terni e Piombino.

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