Slim Fusina: alla ricerca del nuovo investitore per salvare l’alluminio

di Guglielmo Gambardella

Dopo l’incontro di martedì 17 novembre con i rappresentanti del ministero dello Sviluppo economico, Invitalia e il fondo Quantum è stata confermata la necessità di individuare un nuovo investitore per l’apporto di nuovo capitale nella controllata Slim Fusina. Gli oltre 300 lavoratori dell’azienda dell’alluminio di Porto Marghera, controllata dal fondo tedesco di investimenti che ha richiesto al Tribunale l’ammissione alla procedura di concordato preventivo, sperano ancora in una soluzione positiva della vicenda.

INIZIATIVE PER LA CONTINUITÀ PRODUTTIVA
Nel corso della suddetta riunione con il dicastero dello Sviluppo economico, gli advisor, nominati dalla Quantum, hanno illustrato tutte le iniziative assunte per dare continuità produttiva al sito: lo stabilimento continua a produrre, anche se a regime ridotto, nonostante il dissesto finanziario e nonostante un flusso di cassa praticamente azzerato prima dell’avvio della procedura. Il piano concordatario dovrà essere presentato, sulla base di un piano industriale che l’azienda presenterà nelle prossime settimane, entro il prossimo mese di marzo 2021.
Al momento, sulla base delle risorse disponibili attraverso il ricorso al factoring che ha consentito di poter acquisire una liquidità di circa 3,5 milioni di euro, Slim Fusina è in grado di poter acquistare materia prima e acquisire ordini dai clienti con una visibilità al massimo di 2 mesi. Gli stessi advisor sperano di poter ampliare le linee di credito per poter arrivare alla risalita produttiva fino alle 4.500 tonnellate/mese per raggiungere il punto di break even per il prossimo anno.

CONFRONTO TECNICO
Nelle prossime settimane proseguirà il confronto tecnico fra Invitalia e Slim Fusina per verificare la possibilità di accedere al “Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell’attività d’impresa” finalizzato al salvataggio e alla ristrutturazione dell’impresa.
I rappresentanti aziendali hanno dichiarato che, a seguito dell’avvio della ricerca di nuovi partner industriali/finanziari, sarebbero già pervenute manifestazioni di interesse da parte di alcuni soggetti che potrebbero presentare un’offerta definitiva per un accordo ed entrare, con Invitalia, nel capitale sociale. 
A tal proposito, come Uilm abbiamo già espresso al tavolo ministeriale l’indicazione nel privilegiare, in fase di scelta delle offerte vincolanti, un soggetto industriale rispetto a uno finanziario.
Proseguirà nei prossimi giorni anche il confronto fra lo chief restructuring officier, Pierluigi Gherardini, le Rsu e le segreterie territoriali per ricercare un accordo per la rimodulazione della contrattazione integrativa disdettata dall’azienda.

REINDUSTRIALIZZAZIONI FALLIMENTARI

Purtroppo Slim Fusina rappresenta un’altro esempio di dismissione industriale effettuata da una multinazionale (Alcoa) finita male. Ormai assistiamo da tempo a gruppi esteri che, incapaci di affrontare crisi industriali e rilanciare le attività, cedono stabilimenti italiani, con grandi potenzialità di sviluppo di mercato, a un soggetto finanziario di “passaggio” pur di liberarsi del problema.
In passato, la Uilm ha denunciato le scelte sbagliate operate dal management di Slim Fusina nella gestione aziendale e i mancati investimenti sugli impianti del sito. Il fondo Quantum, già all’atto dell’acquisizione dalla multinazionale dell’alluminio, era consapevole di dover intervenire con manutenzioni straordinarie sugli impianti per garantire efficienza e qualità dei prodotti. Appello inascoltato con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.
La Uilm continuerà a seguire con attenzione la vertenza Slim verificando, a partire dal prossimo incontro che sarà convocato dal MiSE nel mese di dicembre, lo stato di avanzamento delle discussioni e dei temi affrontati per l’individuare una positiva soluzione all’ex Alcoa di Fusina. 

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