L’ex Ilva rischia il collasso. Urge incontro-verità con il governo 

Nessuna novità. Così si può descrivere in due parole l’incontro tra l’amministratore delegato di ArcelorMittal, Lucia Morselli, il direttore delle risorse umane di AMI, Arturo Ferrucci, e i segretari generali di Fim Fiom Uilm tenutosi il 2 settembre a Roma nelle stanze dello studio legale Cleary Gottlieb (uno dei legal team che segue la multinazionale ArcelorMittal nella vicenda ex Ilva).
Incontro che doveva rimanere ufficioso, senza il riverbero della stampa, e che invece è stato svelato pochi giorni prima. Sebbene non abbia prodotto granché, è almeno servito a riprendere un rapporto con l’azienda che era ormai congelato da mesi e l’istituzione di una cabina di regia per Taranto al fine di sciogliere il nodo dei pagamenti attesi dalle aziende dell’indotto. 

SITUAZIONE CRITICA
Il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, non ha perso l’occasione per mettere sul tavolo tutte le difficoltà vissute dai lavoratori negli stabilimenti, a partire da quello di Taranto. In particolare Palombella ha ricordato l’unilateralità dell’organizzazione del lavoro, l’utilizzo di straordinari in presenza di migliaia di lavoratori in cassa integrazione, i ritardi sulla manutenzione e sugli interventi di ambientalizzazione. “ArcelorMittal – ha spiegato il leader dei metalmeccanici della Uil alla stampa – ha illustrato un quadro generale difficile di cui già eravamo a conoscenza, oggi aggravato ulteriormente dalla pandemia”.
Ecco perché non è più rinviabile un incontro con il governo, senza attendere la data delle elezioni regionali. “L’Esecutivo ci deve spiegare quali azioni intende mettere in campo per il futuro della più grande acciaieria europea, dal punto di vista ambientale, occupazionale e sociale”.

TRATTATIVE ARENATE
E mentre la trattativa tra la multinazionale e il governo è ferma a fine luglio, le condizioni dei lavoratori e degli impianti peggiorano quotidianamente. “La vita di lavoratori e cittadini – aggiunge Palombella – non può aspettare i tempi della politica, bisogna intervenire prima che la situazione precipiti definitivamente”.
L’ultimo incontro del sindacato metalmeccanico con i tre ministri Gualtieri, Catalfo e Patuanelli risale al 9 giugno, oltre tre mesi fa. Nel frattempo sui giornali spuntano fuori ipotesi di riconversione industriale che, agli occhi di chi conosce bene lo stabilimento, sembrano molto lontane e di difficile realizzazione.

ACCORDI E BILANCI
Il 6 settembre è stato l’anniversario del famoso accordo del 2018 – definito dall’allora ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, il migliore possibile – che prevedeva circa 2,5 miliardi di investimenti ambientali e tecnologici e la piena occupazione dei lavoratori. Purtroppo l’attuale bilancio conta oltre cinquemila lavoratori in cassa integrazione, con la prospettiva di trasformarsi in esuberi strutturali, migliaia di lavoratori dell’indotto in cig e milioni di euro non pagati alle aziende dell’appalto.
Il 4 settembre scorso hanno incrociato le braccia i lavoratori del reparto Produzione lamiere, il 7 settembre è stata la volta del Laminatoio a freddo. Gli scioperi organizzati da Fim Fiom Uilm rischiano di essere solo l’inizio di una serie di mobilitazioni. “Lo stabilimento diventa giorno dopo giorno una polveriera e un pericolo sia per i lavoratori che per l’intera città”, insiste Palombella. “È giunta l’ora della verità. La palla è nelle mani del governo e non possiamo più aspettare”, conclude.

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