SiderAlloys: piccoli passi in avanti

di Guglielmo Gambardella

Purtroppo tempi certi per realizzare le condizioni definitive per il rilancio dello smelter ex Alcoa non ci sono ancora, ma sono stati prodotti piccoli passi avanti per crearne i presupposti. E’ questa la considerazione che possiamo fare dopo l’ennesimo incontro di verifica, svoltosi il 26 giugno scorso presso il ministero dello Sviluppo economico, del progetto di riavvio della fabbrica dell’alluminio del Sulcis ormai ferma da circa 7 anni.

TAVOLI TECNICI

I tavoli tecnici sul tema del costo dell’energia, pianificati nel precedente incontro del 9 maggio scorso, a cui hanno partecipato i rappresentanti del MiSe, SiderAlloys e Invitalia si sono svolti nelle scorse settimane: il confronto ha fatto registrare la possibilità di ridurre la distanza fra il costo dell’energia atteso dall’azienda per il suo business plan e il prezzo offerto dal mercato, verificando l’utilizzo dei diversi strumenti disponibili dall’attuale legislazione. Il risultato ottenuto da queste discussioni tecniche consente di mantenere accesa la speranza di riavvio delle attività del sito di Portovesme, ma non risulta essere  risolutivo per lo sblocco complessivo del progetto prolungando, di fatto, la permanenza in mobilità in deroga di centinaia di lavoratori ex Alcoa e del suo indotto. C’è quindi la necessità di proseguire e intensificare i tavoli al fine di determinare il costo dell’energia più basso possibile per rendere sostenibile il business plan del progetto.

LA QUESTIONE ENERGIA
Nello stesso incontro del 26 giugno, a cui hanno partecipato il vice capo di Gabinetto Giorgio Sorial e il sottosegretario Davide Crippa, è stata dichiarata la volontà di definire un quadro complessivo della questione “energia” entro il mese di settembre per verificare come intervenire sul piano legislativo e normativo inerente le aziende “energivore” di cui dovrebbe far parte la SiderAlloys.
L’annuncio di questo ulteriore rinvio ha destato ovviamente il nostro rammarico pensando a quei lavoratori che soffrono con il solo sostegno degli ammortizzatori sociali di cui, fra l’altro, ne attendono da circa sei mesi il pagamento: infatti, nonostante lo sblocco dei fondi da parte del governo, la regione Sardegna non ha ancora provveduto al pagamento delle indennità della mobilità in deroga. Questo ritardo che si sta accumulando aggrava la questione sociale del Sulcis, in cui l’ex Alcoa può rappresentare una grande occasione di rilancio economico e produttivo per l’intera provincia che sta subendo una inesorabile e persistente deindustrializzazione da diversi anni. Una situazione che sta diventando giorno dopo giorno sempre più insostenibile per famiglie, lavoratori e giovani il cui tasso di disoccupazione è arrivato al 70%.

TUTTO FERMO
Dobbiamo purtroppo registrare, ancora una volta, che a distanza di più di un anno dall’annuncio della ripartenza dello stabilimento, tutto è ancora fermo e i lavoratori riassorbiti del bacino ex Alcoa, per le prime opere di pre revamping, sono appena un centinaio. Continuiamo a credere che non ci siano alternative al progetto di riavvio della produzione dell’alluminio dell’ex Alcoa. Riteniamo che una soluzione debba essere trovata a ogni costo.
Se si vuole ricreare “veri” posti di lavoro e dare soprattutto una prospettiva (speranza) all’intero territorio occorre che istituzioni e azienda mettano in campo tutte le “energie” necessarie affinché si realizzi il rilancio della fabbrica.

Non sarebbe giusto che il Sulcis, dopo aver vissuto negli anni passati l’industrializzazione del proprio territorio con le attività di estrazione mineraria e quelle metallurgiche contribuendo a creare ricchezza per il nostro Paese e sacrificando altre possibili vocazioni, adesso subisse la beffa della mancanza di risposte esaustive. Noi continuiamo a crederci.

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