Whirlpool, emblema della crisi

A pochi giorni dalla riuscita manifestazione dei metalmeccanici siamo ancora più convinti che le ragioni portate in piazza il 14 giugno scorso debbano trovare ascolto da governo e imprese, perché occorre rilanciare al più presto un settore sempre più in crisi. Sono 150 i tavoli aperti al ministero dello Sviluppo economico e interessano oltre 280mila lavoratori, di cui almeno 90mila rischiano di essere licenziati. Emblematico il caso della Whirlpool che come ormai sanno tutti, venerdì 31 maggio ha annunciato la decisione di chiudere lo storico stabilimento di lavatrici di Napoli, dove lavorano 450 dipendenti.

LO SPIRAGLIO
“Dopo giorni di lotta e mobilitazioni, il 13 giugno – afferma il responsabile Uilm del settore, Gianluca Ficco – siamo finalmente riusciti a riaprire uno spiraglio di dialogo con Whirlpool, sulla base di un presupposto: che l’azienda non si disimpegni da Napoli. Tuttavia sappiamo che non sarà facile passare da una dichiarazione aziendale generica di disponibilità a trovare una soluzione alla risoluzione effettiva della vertenza”.
La proposta avanzata dal sindacato è molto concreta: valutare l’impatto di un rifinanziamento della cosiddetta decontribuzione dei contratti di solidarietà, che in passato ha contribuito a risolvere con successo vertenze analoghe, nonché di un abbattimento di quei balzelli che il Jobs Act ha posto a carico proprio delle imprese che, invece di licenziare, provano a evitare gli esuberi attraverso l’utilizzo temporaneo di ammortizzatori sociali.  “Speriamo – aggiunge Ficco – che al prossimo incontro previsto per il 25 giugno si possa ragionare su come salvare lo stabilimento di Napoli partendo da queste premesse”.

LA VICENDA
Che a Napoli e più in generale negli stabilimenti italiani ci fossero gravi difficoltà produttive era noto, anzi evidente da tempo, ma solo pochi mesi fa, il 25 ottobre 2018, era stato firmato un accordo al ministero dello Sviluppo economico che quelle difficoltà doveva provare a superarle con nuove allocazioni. Più in particolare Napoli doveva diventare il polo unico per le lavatrici di alta gamma, beneficiando quindi di prodotti attualmente montati a Comunanza (Ascoli), a sua volta compensata con l’arrivo di lava asciuga dall’estero.
All’annuncio di chiusura la reazione non poteva che essere forte, non solo a Napoli ma in tutte le fabbriche italiane, dove è partita una immediata mobilitazione con l’obiettivo di chiedere alla multinazionale americana il rispetto degli impegni precedentemente assunti.
Chiamato in causa dal sindacato, il governo ha convocato immediatamente un tavolo e minacciato di chiedere la restituzione di alcuni benefici pubblici in passato ricevuti da Whirlpool.

AL FIANCO DEI LAVORATORI
Ora è il momento che tutti si schierino al fianco dei lavoratori: governo, Regione e istituzioni locali possono e devono fare ciascuno la propria parte. Quando si difende il lavoro e il patrimonio industriale non devono esistere divisioni partitiche. “I prossimi giorni saranno dunque decisivi: questa vicenda può costituire un precedente assai pericoloso, che dobbiamo provare a scongiurare con tutte le nostre forze”, conclude Ficco.

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