Ponte Morandi: Fincantieri pronta a ricostruire

Dopo giorni di gran parlare sulla tragedia di Genova e del crollo di ponte Morandi in cui si dava quasi per scontato che Fincantieri potesse ricevere l’affidamento diretto per la ricostruzione, è arrivata la presa d’atto da parte del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli: almeno per ora Autostrade per l’Italia non può essere esclusa dalle procedure per la ricostruzione di ponte Morandi.
Nel decreto Genova infatti, a cui il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera, sono stati rinviati i nodi più complessi a un successivo decreto del presidente del Consiglio (Dpcm). Il ministro ha fatto comunque sapere che il governo “sta verificando la possibilità di derogare al codice degli appalti perché si possa fare l’assegnazione diretta a un soggetto pubblico come Fincantieri”. Ma non è scontato visto che il tema degli appalti è anche di competenza comunitaria e da Bruxelles fanno sapere che non bastano le condizioni di “massima urgenza”, occorre anche che l’importo dei lavori resti al di sotto dei 5 milioni di euro, una cifra molto lontana da quella che servirà per la ricostruzione a Genova. L’opzione che sembra delinearsi è quindi quella di una cosiddetta “procedura competitiva”, una gara ristretta a sole cinque aziende che dovrebbe scegliere proprio la controllata della famiglia Benetton, a meno che il governo non aspetti la revoca della concessione avviata, ma che richiede tempi non strettissimi.
Fincantieri intanto non si tira indietro. In una intervista sul Corriere della Sera del 3 settembre l’amministratore delegato, Giuseppe Bono, aveva detto: “Se ci chiamano, noi ci siamo. Siamo pronti a collaborare nei modi e nei tempi necessari, per dare valore e bellezza a Genova, che se lo merita, ma anche all’Italia”.
Fincantieri del resto ha tutte le carte in regola e le competenze che servono, la divisione Infrastructure è specializzata nelle strutture in acciaio sin dal 1910, ha costruito un ponte in acciaio in Argentina e ne sta progettando uno sul Ticino. Il Gruppo nel 2017 ha registrato ricavi di 5 miliardi di euro, in crescita dell’11% rispetto al 2016 e stima un aumento del 50% entro cinque anni; 341 milioni di euro il margine operativo lordo (Ebitda) nel 2017, + 28% dell’anno scorso. Secondo il piano crescerà fino al 100% nel 2022.
Vedremo quindi cosa succederà nei prossimi giorni, intanto però nel decreto Genova sono previste agevolazioni per le aziende danneggiate: riduzione del fatturato con sconti fiscali che vanno dall’esenzione parziale delle imposte sui redditi derivanti dall’attività di impresa a quella sull’Irap e sulle imposte municipali sugli immobili fino all’esonero del versamento dei contributi previdenziali e assistenziali. Esenzioni che scatteranno non solo per le imprese presenti, ma anche per quelle che avvieranno la loro attività entro il 2019.

IL CROLLO

Qualcuno l’ha chiamata “l’estate delle tragedie” quella che ci siamo appena lasciati alle spalle. È iniziata con i roghi di luglio in Grecia; poi c’è stata l’esplosione di Bologna, il 6 agosto, sul raccordo Casalecchio, all’altezza di Borgo Panigale. Sembrava che avessimo raggiunto il culmine, prima del disastro di Genova del 14 agosto.
Mancavano pochi minuti a mezzogiorno quando è crollato il ponte Morandi, il viadotto sul torrente Polcevera. A cedere è stata la struttura in prossimità del pilone numero 9. In quelle ore siamo stati tutti incollati alla tv con gli occhi sbarrati, abbiamo controllato i tweet per avere aggiornamenti in tempo reale, non riuscivamo a capacitarci; abbiamo preso a scorrere la rubrica del telefono per capire se tra i nostri contatti fosse il caso di sentire qualcuno e abbiamo tirato un sospiro di sollievo quando siamo riusciti a sincerarci che i nostri amici e colleghi stessero bene, poi abbiamo tremato al pensiero di tutte le volte che quel ponte lo abbiamo percorso anche noi, magari con le nostre famiglie.
All’inizio il sospetto è finito sul mal tempo, forse – ha detto qualcuno, provando ad azzardare le prime ipotesi – un colpo di fulmine ha colpito gli stralli, ma l’incidente probatorio disposto dalla Procura non ha lasciato dubbi: 20 gli indagati. Tra questi Autostrade per l’Italia – la concessionaria che gestisce quel tratto dell’A10 – e alcuni dipendenti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – in particolare vertici dell’Unità di vigilanza del Mit, la struttura creata nel 2012 per controllare contratti, tariffe e progetti. Il bilancio è pesante: 16 feriti, anche gravi, 43 vittime tra cui intere famiglie, quasi 600 gli sfollati dopo il crollo.

ANSALDO ENERGIA

Tragedia sfiorata invece per i lavoratori di Ansaldo Energia, la cui struttura si trova proprio in prossimità del pezzo di ponte che ha ceduto. Nessun danno subito nell’immediato, vista la chiusura aziendale estiva, ma i 750 dipendenti della “Palazzina Uno” hanno dovuto posticipare il rientro con ferie forzate fino al 27 agosto. Il Gruppo, che produce turbine, ha trasferito uno statore di generatore dallo stabilimento di Campi a quello di Cornigliano, per essere assemblato con la turbina e altri componenti e imbarcato dalle banchine dell’Ilva a fine settembre.
I disagi per lo stabilimento genovese causati dal crollo di ponte Morandi non sono comunque una buona notizia per Ansaldo Energia: da alcuni mesi, infatti, la penuria di commesse minaccia l’attività del gruppo che è la principale azienda metalmeccanica presente in città.
“Avremo un danno produttivo – ha spiegato l’amministratore delegato Giuseppe Zampini a Il Sole 24 Ore – Abbiamo dovuto evacuare le palazzine sottostanti il Morandi. È chiaro che dovremo rivedere l’assetto logistico dell’azienda: ingresso e uscita del personale e dei materiali. Inoltre la restante parte del ponte andrà abbattuta e noi dovremo modificare l’assetto produttivo interno in un momento non facile per l’azienda”.

LA STRADA PER L’ILVA

Nel frattempo però arriva anche la solidarietà dal mondo industriale. La nuova viabilità per i camion in transito da Sampierdarena a Voltri-Prà passerà, come annunciato dal sindaco Marco Bucci, su una strada interna allo stabilimento Ilva, riservata esclusivamente ai veicoli pesanti, scaricando così via Guido Rossa e il lungomare di Canepa. La via alternativa, che sarà percorsa da circa un migliaio di camion al giorno, sarà collegata alla sopraelevata portuale e metterà in comunicazione la rotonda che porta allo svincolo autostradale di Genova Aeroporto con il bacino di Sampierdarena.

SMART WORKING PER LEONARDO

Intanto, il 4 settembre presso la sede di Piazza Montegrappa a Roma, ci siamo riuniti con la Direzione aziendale di Leonardo e abbiamo affrontato subito la situazione del sito di Genova relativa alle difficoltà logistiche derivanti dal crollo del ponte. A causa delle ripercussioni sul sistema della viabilità dell’area genovese, abbiamo convenuto di prevedere degli accordi transitori in deroga a quelli vigenti in materia di “orario di lavoro”, “flessibilità” e regolamentazione dello “smart-working” per limitare le difficoltà dei lavoratori nel raggiungere la sede di via Puccini. La Uilm ha molto apprezzato la sensibilità di Leonardo in tal senso. Nel frattempo si pensa al futuro e alla ricostruzione, del resto “chi si ferma è perduto” e l’Italia non può permetterselo.

GLI SFOLLATI

Nel frattempo è già iniziata la polemica sul fronte degli sfollati. Il presidente della Regione Liguria e commissario per l’emergenza Giovanni Toti ha fatto sapere che “a oggi le famiglie genovesi sfollate a causa del crollo del ponte Morandi che devono ancora trovare sistemazione negli alloggi o richiedere il contributo per l’autosistemazione sono 16 su circa 260. Questa è la politica che serve a Genova alla Liguria e all’Italia. Poche polemiche e fatti concreti”. Ma il comitato di via Porro e Campasso controbatte: “Se togliamo chi si è arrangiato e usufruirà per un anno di un rimborso per l’autonoma sistemazione, ovvero oltre 170 dei 253 nuclei familiari sfollati, i tempi di attesa di chi è in graduatoria sono ancora lunghi” e precisa che “del centinaio di case che risultano assegnate, solo alcuni casi sono abitabili da subito, senza lunghi lavori di ristrutturazione, e molti hanno detto sì senza ancora averle potute vedere, quando poi si sono rivelate essere proposte indecenti”.

 

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