L’Editoriale

Cari lavoratori,

dopo circa otto anni di ininterrotta presenza online del nostro giornale FabbricaSocietà, abbiamo deciso di rinnovarlo nella veste grafica e trasformarlo in una vera testa online interattiva. Abbiamo tenuto in considerazione il cambiamento dei tempi e, soprattutto, i suggerimenti che in questo periodo ci avete fatto arrivare.

Come ormai sapete, la comunicazione è diventata indispensabile nel nostro lavoro quotidiano e vogliamo che questo giornale sia per voi un valido strumento. Questo numero si aggiunge, inoltre, al rinnovamento del nostro sito web. I due media non si sovrapporranno, ma saranno complementari e autonomi nei contenuti. Sarà nostra cura cogliere come sempre tutte le vostre osservazioni e le vostre idee per renderli sempre più efficaci e vitali per i lavoratori e per le Rsu. Abbiamo costituito un gruppo di lavoro presso la struttura nazionale proprio per far sì che questo diventi uno strumento aperto a tutti.

Entrando quindi subito nel vivo, questo primo numero coincide anche con un evento molto importante e che ha avuto un forte impatto mediatico: l’accordo Ilva. Di questo vi raccontiamo in modo dettagliato in uno speciale che ripercorre un anno intero di trattativa. L’Ipotesi di Accordo del 6 settembre, sottoposta a referendum, è ormai diventata definitiva. Le assemblee hanno fatto registrare una numerosissima partecipazione e il referendum si è concluso con un un consenso che non lascia scampo ad equivoci: 93% di ‘sì’. Un risultato senza precedenti.

Sapete tutti che sentivo addosso la grande responsabilità nella conclusione di questa complicata e, per alcuni versi assurda, vertenza. Ho mosso i primi passi nello stabilimento Ilva di Taranto quando avevo appena 16 anni, nel lontano 1971, e sono stato poi assunto il 5 dicembre 1973, giorno del mio 18esimo compleanno. Era la cosiddetta fase del “raddoppio” per lo stabilimento, grazie alla marcia dell’altoforno 5. Quel legame con l’impianto e con i lavoratori dura ancora oggi, nonostante il mio incarico come Segretario generale della Uilm, avvenuto nel febbraio 2010. Sono trascorsi otto anni e questo legame è una delle ragioni principali del mio lavoro. La drammatica situazione dovuta all’alto livello di inquinamento ovviamente mi ha fortemente rattristato, ma nello stesso tempo mi ha caricato di grande responsabilità nel far sì che le conclusioni di questa vertenza potessero in un certo qual modo tenere insieme il risanamento ambientale e la salvaguardia dei posti di lavoro. Senza voler raccontare il mio stato d’animo dal luglio del 2012 a oggi – ovvero da quando è avvenuto il sequestro dell’aria a caldo dell’impianto di Taranto – quello che è accaduto in quest’ultimo anno, e che ci ha portati alla data del 5 settembre, segnerà in modo indelebile la mia esperienza sindacale.

Il mio ringraziamento va a tutte le persone che insieme a me ci hanno creduto: i lavoratori, le Rsu, i dirigenti sindacali, la struttura nazionale che mi ha dato una grande mano in momenti delicati. Il risultato è sicuramente frutto di un lavoro di squadra.

Ma in questo numero affrontiamo naturalmente anche altre questioni che ci riguardano da vicino e che ci preoccupano: la vicenda della Bekaert di Figline Valdarno, in Toscana, pone ancora una volta al centro il problema delle delocalizzazioni e l’assenza di norme chiare a livello europeo. Già durante il nostro congresso, a Torino, avevamo suonato un campanello d’allarme lanciando l’idea di iniziative unitarie con lo scopo di sensibilizzare il mondo politico e istituzionale.

Non da meno, in questa fase, il tema degli ammortizzatori sociali, su cui attendiamo l’intervento promesso dal ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, entro la fine del mese. Stiamo pensando di organizzare nei prossimi giorni una manifestazione unitaria al Mise per chiedere al ministro di prorogare la cassa integrazione per riorganizzazione e solidarietà. Questione che interessa anche i lavoratori di Industria Italiana Autobus (il 6 settembre abbiamo manifestato al Mise) e quelli di Piombino.

E se di altri casi come Honeywell e Alcoa avremo modo di parlare nei prossimi numeri, proprio alla ex Lucchini (ed ex Aferpi) è arrivata il 3 settembre la prima nave “made” in Jindal, finalmente lo stabilimento comincia a prendere vita. Ora più che mai dobbiamo essere presenti e vigilare affinché agli accordi seguano azioni concrete.

Questo numero offre anche altri spunti interessanti: dalla sicurezza, legata al tema purtroppo mai superato dell’amianto, a MètaSalute. Naturalmente è solo l’inizio, saremo sempre aperti ai vostri suggerimenti.

Grazie per il vostro contributo e buona lettura…

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