Italia libera dall’amianto entro il 2028

Report di Andrea Farinazzo

Si è svolto il 5 Settembre 2018 il coordinamento unitario Cgil Cisl e Uil sulle problematiche dell’amianto in Italia. Nonostante sia stato messo al bando ormai da 26 anni, con una legge che proibisce la produzione di eternit, in Italia l’amianto resta ancora ampiamente diffuso, sia in edifici pubblici e privati che in siti industriali. Non solo la bonifica, ma anche il censimento dei siti inquinati segna il passo, per colpa di ritardi legati agli obblighi di legge, a cui molte regioni non si sono mai adeguate. I cosiddetti PRA, piani regionali amianto, ad esempio, dovevano essere adottati e pubblicati entro sei mesi dall’entrata in vigore della norma e invece ancora oggi alcuni territori, come il Lazio e la provincia autonoma di Trento, ne risultano sprovvisti. Solo sei regioni hanno completato il censimento dei siti inquinati.

LO SMALTIMENTO

Lo “smaltimento” resta l’anello debole della catena: diciotto impianti specializzati sono presenti solo in otto regioni su venti e sono praticamente pieni. Infatti dal 2015 l’Italia ha dovuto esportare in Germania per la distruzione 145 mila tonnellate di rifiuti su 372 mila raccolte in totale. E la situazione non è cambiata: da ultime indagini rilevate, sono circa 370 mila le strutture dove è presente l’amianto, per un totale di quasi 58 milioni di metri quadrati di coperture in eternit.

LA BONIFICA

La bonifica è ferma al palo: sono soltanto 6mila 869 gli edifici, pubblici e privati, bonificati. La situazione è allarmante anche dal punto di vista sanitario: in Italia si superano le 6mila vittime l’anno per i tumori derivanti dall’esposizione all’eternit, come denunciano l’Inail e l’Osservatorio Nazionale Amianto. Dal 1993 al 2012, stando ai dati dell’Inail, si sono verificati 21mila 463 casi di mesotelioma maligno. Lombardia e Piemonte sono i territori più colpiti.

RELAZIONE CGL CISL UIL

La relazione unitaria contiene elementi che il Governo potrà prendere in esame. Di fondamentale importanza sarà rendere il cosiddetto ReNaM, il registro di tutti i minerali che possono trasformarsi in amianto; bisognerà fare in modo che i Centri Operativi Regionali (COR) siano potenziati da subito per lo studio epidemiologico di tutti i tumori dovuti all’amianto, a partire da quelli polmonari. Per le vittime dell’amianto serve un percorso di assistenza sanitaria con lo stanziamento di un supporto economico e di indennizzo nel caso di decesso. Dovremmo fare in modo che nel triennio 2018-2020 si possa avere per i malati professionali e per gli eredi dei malati professionali deceduti, l’erogazione mensile delle prestazioni aggiuntive pari al 20% dell’indennità percepite dell’Inail. Ad oggi non vi è puntualità nell’erogazione ma solo anticipi e conguagli.
Per quanto riguarda la riforma del Fondo Universale delle vittime dell’amianto sarà necessario equiparare i trattamenti per le vittime sulla base del modello francese, con adeguamenti necessari in considerazione delle varie nature e delle dimensioni delle aziende. Nel frattempo, in merito alla disponibilità di risorse economiche, cercheremo di convincere il Governo, il Ministro del Lavoro e il Ministro dell’Economia a portare a 12mila euro il valore di una tantum a favore dei malati di mesotelioma delle vittime non professionali.

LA PREVIDENZA

L’aspetto previdenziale avrà come base di fondamento la riapertura dei termini per il riconoscimento dell’esposizione all’amianto, resta evidente che a parità di esposizione dell’amianto ci dovrà essere parità di trattamenti previdenziali. Sarà fondamentale rispettare alcuni criteri:

  • validità dei 10 anni di esposizione come soglia per la rivalutazione degli anni di lavoro ai fini previdenziali;
  • la conferma del moltiplicatore dell’1,5 per la rivalutazione degli anni di lavoro ai fini previdenziali,
  • la validità̀ almeno fino al 2003 del periodo massimo valido ai fini della maggiorazione previdenziale, come indicato dal decreto (2007) dell’ex Ministro Cesare Damiano, che lo limitava solo ad alcuni stabilimenti.

L’aspettativa di vita degli esposti all’amianto è più̀ bassa della vita media dei lavoratori italiani ed essendo uno dei criteri che regola il sistema previdenziale, lo stesso deve essere articolato anche in considerazione dell’aspettativa di vita di categorie specifiche come gli ex-esposti all’amianto. Inoltre, sempre in riferimento all’attesa di vita, per i malati di mesotelioma deve essere riconosciuto il sistema previdenziale antecedente la riforma Fornero per la collocazione in pensione, oltre al moltiplicatore 1,5 per il calcolo degli anni di contribuzione. Tutto questo fa capo al Ministero del Lavoro, per questo dovremo chiedere di aprire un tavolo di confronto unitamente con Inail e Inps.

LA SANITA’

A questo si aggiunge la questione sanitaria che, in seguito al Protocollo nazionale per la sorveglianza degli esposti ed ex esposti approvato un anno fa a Casale Monferrato, deve completarsi con un sistema di verifica nella sua applicazione e di valorizzazione delle analisi nel contesto nazionale. Ad oggi non c’è nessuna struttura sanitaria incaricata e in grado di mettere insieme i dati e di valutare gli esiti e gli effetti. Su questo punto sarà importante coinvolgere il Ministero della Salute.

L’AMBIENTE

Non di minore importanza è la questione ambientale, è necessario un piano straordinario di intervento che metta in campo alcune azioni come un Fondo pubblico per la bonifica dell’amianto per le persone incapienti (un Paese solidale non può accettare che chi è disagiato economicamente debba convivere forzatamente con l’amianto); un Fondo pluriennale per la bonifica degli edifici pubblici, a cominciare da scuole ed ospedali; un finanziamento specifico per il SNPA (il Sistema Nazionale di Protezione Ambientale, Ispra-Arpa) per garantire sul territorio nazionale un’azione omogenea di censimento, codice e norme di intervento per le bonifiche, criteri per i depositi temporanei di prossimità, criteri per la individuazione delle discariche regionali, almeno una per Regione a seconda delle dimensioni territoriali; le discariche di prossimità, ogni Comune ha l’obbligo di destinare uno spazio pubblico per il conferimento delle piccole quantità di Materiale Contenete Amianto (MCA), così come previsto per i rifiuti domestici e per i rifiuti degli inerti dell’edilizia. Questa disposizione abbassa i costi delle piccole bonifiche e crea più̀ consenso e consapevolezza per la individuazione e realizzazione delle discariche definitive regionali; l’Iper Ammortamento Fiscale per i privati con il recupero al 100% delle spese sostenute per la bonifica dell’amianto nel corso dei quattro anni successivi alla bonifica; l’Adeguamento delle risorse finanziarie dell’Inail alla domanda di contributi da parte delle aziende per la bonifica dell’amianto presente anche nei processi produttivi; il coinvolgimento del sistema bancario per l’agevolazione dei prestiti per le bonifiche a fronte delle bonifiche dei privati e delle aziende. Per la realizzazione di tutto ciò sarà necessario aprire un tavolo al Ministero dell’Ambiente.

IL CONTROLLO DELLE MERCI

Ultimo ma non di minore importanza sarà il controllo delle merci in entrata nel nostro Paese che contengono amianto. Non tutti infatti la pensano allo stesso nostro modo e vi è il rischio di un ritorno al passato, come ha dimostrato il presidente USA, Donald Trump, che ha malauguratamente riammesso l’utilizzo dell’amianto nell’edilizia. Il coordinamento dell’amianto si è preso l’impegno di creare gruppi di lavoro sui seguenti temi:

  1. Riforma del Fondo delle Vittime dell’Amianto.
  2. Le malattie professionali asbesto correlate: strategie di prevenzione, cura, ricerca terapie efficaci, maggiore copertura di indennizzo da parte dell’Inail.
  3. Aspetti previdenziali per l’esposizione all’amianto: quali proposte di merito.
  4. Bonifiche. Strumenti e Finanziamenti.

In merito a tutto ciò sarà importante il coinvolgimento dei lavoratori, saranno svolte iniziative territoriali e regionali per dare massima divulgazione al lavoro che si svolgerà così da rendere tutti informati di ciò che si sta facendo per l’amianto. Per concludere possiamo dire che sebbene non possiamo avere la cura per ciò che è successo, insieme possiamo provare a dare una mano a chi in passato ha lavorato al fianco di un killer non sapendo che lo aveva già pugnalato alle spalle ed era già un fantasma sul posto di lavoro.

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