“L’incidente della scorsa settimana all’altoforno 1 ha smascherato la reale situazione dell’ex Ilva che vede il bando di vendita e la trattativa con Baku in una situazione indefinita, la nuova AIA non è stata ancora approvata dal Ministero dell’Ambiente e potrebbe subire ulteriori slittamenti, c’è insufficienza di risorse economiche per la manutenzione e il ripristino degli impianti e le fonti di finanziamento già percepite, compreso il prestito ponte, sono in fase di esaurimento”. Così il Segretario generale Uilm, Rocco Palombella.
“Tutto questo – spiega – ha provocato il raddoppio della cassa integrazione attuale, da 2mila a 4mila lavoratori, e l’avvio di un’altra procedura per aumentarla ulteriormente, senza conoscere realmente l’entità del danno subìto dall’altoforno 1. Si prefigura, inoltre, la fermata strutturale di due altoforni (1 e 2) e il mantenimento in esercizio del solo AFO 4, fatte salve ulteriori decisioni negative”.
“La lotta dei lavoratori – dice il leader Uilm – ha scongiurato a gennaio del 2024 la fermata totale degli stabilimenti gestiti da ArcelorMittal, a distanza di un anno e mezzo purtroppo la situazione è diventata di nuovo insostenibile. Come prevedibile, è iniziata la fase delle strumentalizzazioni e dello scarica barile, ma bisogna evitare di far pagare ancora una volta ai lavoratori gli errori degli altri prospettandogli una cassa integrazione a vita”.
“Pertanto – esorta Palombella – il Governo deve prendere atto che l’unica strada rimasta da percorrere è quella di interrompere l’inutile e dannosa trattativa di vendita con Baku, poiché gli azeri non hanno mai voluto impegnarsi a mettere risorse di tasca propria. Occorre quindi avviare rapidamente la chiusura dell’amministrazione straordinaria con il passaggio dell’azienda allo Stato attraverso la nazionalizzazione, per il tempo necessario, anche con il supporto di produttori siderurgici italiani”.
“Con le risorse già previste da precedenti provvedimenti – continua – occorre avviare una reale decarbonizzazione attraverso l’immediata costruzione dei forni elettrici e dell’impianto di preridotto, come previsto dal programma dei commissari straordinari; mettere in sicurezza i tre altoforni e farli produrre fino a quando non entreranno in esercizio i due forni elettrici e non oltre il 2030; avviare tutti gli impianti di laminazione e tubifici rimasti fermi da lunghi anni”.
“In questa fase – dice ancora – si rende indispensabile attivare immediatamente un tavolo alla Presidenza del Consiglio per individuare strumenti straordinari per gestire la complessa transizione, come una Legge speciale di pensionamento anticipato e strumenti di risarcimento per i lavoratori (Ilva AS, ADI AS e dell’appalto). Inoltre, vogliamo conoscere nel dettaglio gli annunciati progetti di sviluppo di nuove attività industriali. Solo a queste condizioni si possono individuare ammortizzatori sociali per poter gestire la complicata riorganizzazione”.
“Bisogna fare in fretta – conclude Palombella – prima che la situazione diventi irreversibile con veri danni all’ambiente, alla salute e ai livelli occupazionali”.