Care delegate e cari delegati,
è con grande piacere che vi dò il benvenuto a Firenze alla nostra Assemblea Nazionale. La svolgiamo ad un anno da quella di Napoli, consapevoli dell’importanza di questo appuntamento per affrontare insieme le sfide future del nostro settore.
Ringrazio il nostro Segretario generale, PierPaolo Bombardieri, tutta la Segreteria della UIL, tutti gli enti e le strutture – Ital, Caf, Adoc, Laborfin, Progetto Sud, i servizi, le Fondazioni e i Centri studi. Ringrazio tutti i Segretari regionali e quelli di categoria che hanno accolto il nostro invito e hanno deciso di essere presenti insieme a noi.
Un ringraziamento particolare a Paolo Fantappiè e a tutta la UIL Toscana, per la disponibilità che ci hanno dato sin dal primo momento per la riuscita di questa importante iniziativa.
Ringrazio tutti voi per essere arrivati qui così numerosi da ogni parte d’Italia.
Siamo oltre mille!
Un ringraziamento in particolare va
al Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani
all’Assessore al Lavoro del comune di Firenze, Dario Danti
al Direttore di Federmeccanica, Stefano Franchi
Al Presidente di Confindustria Toscana, Maurizio Bigazzi
e a Bruno Pecchioli Presidente della sezione metalmeccanica
La scelta di Firenze, e della Toscana, non è casuale. Firenze è la culla del Rinascimento, un periodo storico che ha trasformato profondamente l’arte, la scienza e la tecnologia. Questo spirito di innovazione e di ricerca della perfezione continua a caratterizzare la nostra industria.
Mi piace ricordare che proprio qui, nel cuore della Toscana, c’è stata una straordinaria concentrazione di artisti e scienziati come Leonardo da Vinci.
Non solo è considerato uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, ma anche un ingegnere visionario capace di immaginare macchinari e soluzioni tecniche straordinarie.
Il nostro settore metalmeccanico è fortemente legato a questo spirito di ingegno e di innovazione.
In tutta la Toscana, la tradizione industriale metalmeccanica è forte e radicata: JSW di Piombino, Piaggio di Pontedera, ex Nuovo Pignone e Leonardo di Firenze, KME di Fornaci di Braga, ex Whirlpool di Siena, Hitachi di Pistoia e tante altre aziende.
Il settore della moda e quello dell’orafo sono anche molto importanti, occupano migliaia di persone e sono il cuore del nostro Made in Italy.
Non è solo il passato di Firenze e della Toscana che ci ispira, ma anche il suo presente e il suo futuro.
In un momento in cui il nostro settore sta affrontando cambiamenti epocali, come quelli della transizione ecologica e digitale e dell’Intelligenza Artificiale, è urgente ripensare e reinventare il nostro approccio al lavoro.
Quest’anno abbiamo voluto concentrare la nostra Assemblea su tre argomenti che abbiamo già affrontato nelle nostre iniziative, ma che adesso rappresentano le sfide epocali per il nostro futuro: la transizione ecologica e digitale, l’intelligenza artificiale e i rinnovi contrattuali.
TRANSIZIONE ECOLOGICA E DIGITALE
Il tema della transizione ecologica e digitale lo abbiamo affrontato per la prima volta nel nostro Congresso di Roma, dove abbiamo presentato una ricerca che ha riguardato uno dei settori più coinvolti in questo processo: quello dell’automotive.
Eravamo fortemente preoccupati dai primi effetti che già avevano provocato diverse chiusure: GKN, Gianetti Ruote e tante altre.
Inoltre avevamo davanti a noi, da una parte la decisione dell’Unione europea, condivisa dall’Italia e da tutti gli altri Stati membri, dello stop al motore endotermico entro il 2035;
dall’altra la decisione immediata assunta da Stellantis di anticipare l’obiettivo al 2030.
Subito dopo il nostro Congresso, non ci siamo fermati e abbiamo continuato a provocare la discussione sulla base anche dei dati drammatici che la nostra ricerca aveva evidenziato: 120mila lavoratori a rischio solo nel settore dell’auto.
Un quadro drammatico veniva fuori anche dal documento condiviso con Federmeccanica e inviato al Governo Draghi.
La vera discussione però è iniziata con il Governo Meloni.
In questi due anni alcuni Paesi europei – compresa l’Italia – hanno ottenuto alcune modifiche al programma stabilito dal Green Deal europeo con l’obiettivo di posticipare la data del 2035 e di modificare anche gli step intermedi.
I pochi risultati ottenuti, come il rinvio dell’Euro 7 e l’allargamento ai carburanti sintetici, sono stati positivi ma insufficienti.
È stata creata la tempesta perfetta, una confusione totale con lo stop di progetti già avviati sull’elettrico, come la produzione di nuovi modelli e la Gigafactory a Termoli.
In questi anni abbiamo chiesto politiche industriali concrete e strutturali, ma dai Governi abbiamo ricevuto solo tavoli ministeriali inefficaci e incentivi che non hanno dato risultati soddisfacenti.
Mentre Cina, Stati Uniti, India e molti altri Stati nel mondo stanno guadagnando quote di mercato sempre più rilevanti, nell’Unione europea non si capisce in quale direzione stiamo andando: si continua con l’elettrificazione oppure si passa direttamente all’idrogeno? si vuole posticipare la data del 2035? come si vuole portare avanti la decarbonizzazione nella siderurgia? davvero si vogliono riaprire le miniere? oppure si cancella tutto e si torna al passato?
La nuova Commissione europea sarà in carica solo a novembre e questo aumenta la forte preoccupazione che viviamo da tempo. Basta agire di retroguardia!
L’Italia deve recuperare il terreno perso e mettersi in prima fila per vincere questa sfida epocale utilizzando ogni strumento a disposizione, come i fondi del PNRR, ma anche la riqualificazione professionale e la formazione dei lavoratori.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Lo scorso anno siamo stati tra i primi a trattare il tema dell’intelligenza artificiale, quando ancora non si conoscevano bene le potenzialità, né c’erano norme a livello nazionale ed europeo.
Lo abbiamo fatto con un video illustrativo, generato con l’intelligenza artificiale, per dimostrare quanto e come cambierà il mondo del lavoro.
Nel corso di quest’anno, il tema è diventato sempre più centrale nel dibattito tra numerosi articoli, programmi televisivi, libri e convegni.
Una crescita esponenziale, frutto anche della diffusione crescente di programmi che la utilizzano in varie forme e modalità.
Si stima che nel 2030 questo mercato varrà 1.800 miliardi di dollari, con una crescita di oltre il 36% rispetto ad oggi.
Ci sarà sempre più un’integrazione nella vita quotidiana dell’IA nei telefonini e nei computer, oppure nel mondo del lavoro, con tutti i rischi e le opportunità che già registriamo.
Dal primo agosto è in vigore il primo regolamento europeo che:
- pone delle garanzie per i sistemi di intelligenza artificiale usati per finalità generali
- delimita e vieta l’uso che potrebbe mettere a rischio la sicurezza e i diritti fondamentali dei cittadini.
Un primo passo verso una regolamentazione chiara e trasparente di questa rivoluzione che ancora non ha mostrato tutte le sue potenzialità.
L’Europa ha giocato fino a questo momento la partita da arbitro più che da giocatore, puntando subito sulle regole e molto poco sugli investimenti.
È fondamentale invece una politica industriale unica con un aumento significativo delle risorse a disposizione per lo sviluppo tecnologico, la ricerca e l’innovazione.
I 176 milioni stanziati dall’Ue per il programma “Europa digitale” non saranno sufficienti.
In mancanza di una politica industriale, l’UE sarà inesorabilmente dietro al sistema nordamericano e asiatico.
Gli Stati Uniti nel 2023 hanno investito in IA 67 miliardi, la Cina prevede 38 miliardi entro il 2027.
L’Italia ha adottato solo nel 2021 una strategia nazionale priva di budget e inizia a dare soltanto adesso qualche segnale di risveglio.
A Torino è nato, il 3 maggio, un Centro per lo studio dell’IA specifico per aerospazio ed automotive.
Ogni progresso tecnologico è una notizia positiva, purché abbia delle caratteristiche specifiche: garanzia dei diritti dei cittadini e dei lavoratori, salvaguardia occupazionale, miglioramento delle attuali condizioni dei lavoratori e aumento della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Insomma, la tecnologia può e deve essere uno strumento utile per ridurre l’orario lavorativo e migliorare la vita delle persone, come ha dichiarato al “G7 Lavoro” il nostro Segretario Bombardieri.
Non può essere la fine del lavoro industriale, ma va applicata in modo corretto e governata.
Deve porre al centro la dignità e il rispetto delle persone e non essere in contrapposizione con le democrazie.
CCNL FEDERMECCANICA-ASSISTAL
Già un anno fa, con molti mesi di anticipo, abbiamo lanciato alcune parole d’ordine sui contenuti che dovevano caratterizzare il futuro rinnovo contrattuale.
Visti gli ottimi risultati ottenuti abbiamo, da un lato, riconfermato la struttura contrattuale con tutte le sue regole, e dall’altro deciso di continuare a rafforzare le relazioni industriali e tutti gli altri temi.
Tra questi ricordiamo: l’applicazione dell’inquadramento, la formazione, il welfare, la sicurezza, la parità di genere, gli appalti e le politiche attive.
In modo particolare, abbiamo voluto continuare a utilizzare i nostri rinnovi contrattuali per far crescere i salari, accorciando l’inaccettabile divario con gli altri lavoratori europei e recuperando in parte il potere d’acquisto perso a causa dell’inflazione.
Nel confermare l’importanza della contrattazione di secondo livello (che nelle realtà dove viene applicata come Fincantieri, Leonardo, ABB, SKF, Avio Aero è un utile strumento premiale), ribadiamo la necessità di estenderla alla maggioranza dei lavoratori.
Troppe aziende ancora non rinnovano il contratto di secondo livello.
Da Napoli abbiamo lanciato in modo inequivocabile la necessità di utilizzare la riduzione dell’orario di lavoro come strumento ormai imprescindibile per gestire le crisi industriali, le sfide della transizione ecologica e digitale e i nuovi bisogni sociali.
“+ salario – orario” è diventato il nostro segno distintivo.
SALARIO
Chiediamo a Federmeccanica e Assistal il 14% di incremento salariale pari a 280 euro nel triennio 2024-2027, a fronte di una inflazione programmata del 7%.
La nostra richiesta, come sapete, si basa da un lato sull’applicazione ancora incompleta del nuovo inquadramento professionale, e dall’altro sul recupero del potere d’acquisto eroso dall’alta inflazione e dall’eccessiva tassazione.
Basti pensare che, nonostante il nostro impegno e il risultato ottenuto con il CCNL del 5 febbraio 2021, negli ultimi dieci anni i metalmeccanici hanno recuperato solo un terzo dell’inflazione.
Secondo i dati Istat, in Italia negli ultimi tre anni i prezzi al consumo sono aumentati del 17,3%, mentre le retribuzioni contrattuali sono cresciute del 4,7%.
Quindi abbiamo perso oltre il 12% del potere d’acquisto!
Così come confermato dall’Inps nel rapporto annuale la scorsa settimana.
Sempre secondo l’Istat, negli ultimi dieci anni è quasi raddoppiato il numero di operai poveri: nel 2014 lo era l’8,7% mentre oggi il 14%.
In Italia quasi metà dei dipendenti privati, 8 milioni di persone, guadagna meno di 1.200 euro netti al mese.
Il tema salariale, mai come in questo momento, è una priorità.
In questi anni nonostante la ricchezza prodotta, i salari in Italia non sono aumentati.
I lavoratori dipendenti e i pensionati continuano a pagare il prezzo più alto.
Noi non ci stancheremo mai di dire che non ci sarà crescita in questo Paese senza una vera ridistribuzione della ricchezza.
Le aziende devono investire di più sulle persone, fare uno sforzo maggiore e riconoscere una retribuzione adeguata a tutti i lavoratori.
ORARIO
L’orario rappresenta, insieme al salario, l’elemento fondamentale per rendere il lavoro sicuro, giusto e dignitoso.
I tempi di lavoro sono fondamentali per i lavoratori, per le imprese e per la società.
In questo rinnovo abbiamo chiesto di sperimentare realmente una riduzione dell’orario di lavoro in tutte le nostre aziende.
È arrivato il momento di ridurre l’orario di lavoro settimanale a 35 ore a parità di salario: per affrontare le transizioni ecologiche e digitali, per risolvere le crisi industriali, per attrarre le nuove generazioni e per bilanciare vita e lavoro.
“Più salario e meno orario” non è solo uno slogan.
Per questo abbiamo commissionato all’Università di Roma La Sapienza una ricerca sui principali temi del CCNL.
Dalla ricerca emerge che non è più necessario lavorare 40 ore settimanali o utilizzare un cartellino per rilevare la presenza in ingresso e in uscita.
Ciò che conta non sono “il tempo” e “il luogo” di lavoro, ma i risultati raggiunti, il grado di autonomia e soddisfazione individuale, i livelli di produttività e un migliore benessere organizzativo.
In Europa la riduzione dell’orario di lavoro è stata già ampiamente sperimentata e ha portato molti vantaggi sia alle aziende che ai lavoratori coinvolti.
In Germania da trent’anni nel settore metalmeccanico l’orario di lavoro settimanale è già di 35 ore. Ecco perché hanno avviato una sperimentazione di riduzione a 32 ore.
La stessa Ig Metall ha proposto di ridurre l’orario di lavoro per scongiurare la chiusura di due stabilimenti della Volkswagen che provocherebbe il licenziamento di 30mila lavoratori.
In Francia la settimana lavorativa è per legge di 35 ore e si sperimentano le 32 ore.
In Gran Bretagna nel 2022 si è svolto il più grande esperimento globale di riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore a parità di stipendio.
Sono state coinvolte 61 aziende di diversi settori per 2.900 dipendenti.
I risultati sono molto positivi:
- il 90% delle aziende ha mantenuto l’orario ridotto anche dopo la sperimentazione perché ha registrato un significativo aumento della produttività
Dopo Belgio, Spagna e altri Paesi europei, addirittura anche la Polonia, dove molte multinazionali investono, sta discutendo sulla riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali.
In Italia:
- da anni nelle aziende siderurgiche i lavoratori hanno una riduzione dell’orario di lavoro maggiore con permessi individuali
- Toyota, Lamborghini e Ducati già applicano la riduzione dell’orario di lavoro in diversi reparti
- Leonardo avvierà a breve una fase sperimentale di 6 mesi che coinvolgerà i lavoratori delle aree produttive
- Luxottica ha introdotto la sperimentazione a 32 ore settimanali, per 20 settimane e su base volontaria
- SACE ha introdotto la sperimentazione a 36 ore settimanali con orario flessibile, smart working e niente timbratura. Il progetto sarà oggetto di studio del Politecnico di Milano.
Lo studio che noi abbiamo commissionato alla Sapienza dimostra come la riduzione dell’orario di lavoro aumenta la produttività, il benessere e la salute dei lavoratori, la parità di genere e la conciliazione vita-lavoro; diminuisce la condizione di ansia, lo stress e i livelli di disoccupazione.
Le sfide future, come le transizioni ecologiche e digitali, cancelleranno molte mansioni e migliaia di posti di lavoro. La riduzione dell’orario di lavoro rappresenta uno strumento indispensabile per evitare drammi sociali e occupazionali.
Ogni anno nel nostro Paese si spendono quasi 20 miliardi per gli ammortizzatori sociali che garantiscono un sussidio misero, senza una concreta prospettiva occupazionale per i lavoratori.
Con la riduzione dell’orario di lavoro, ci sarebbero meno licenziamenti e quindi gli ammortizzatori sociali garantirebbero un migliore sussidio a quei lavoratori temporaneamente disoccupati.
Inoltre ci sono ingenti risorse europee per diversi miliardi di euro sulla gestione degli effetti della transizione ecologica e per le politiche sociali.
Non è una questione economica, ma di volontà politica e di visione.
Era il 1956, quasi 70 anni fa, quando Olivetti ridusse l’orario di lavoro nella sua fabbrica di Ivrea per dare maggior tempo ai lavoratori per attività sociali e culturali.
Forse i tempi allora non erano maturi, ma credo che oggi sia arrivato il momento di cambiare.
In Italia, partiti e movimenti che non hanno mai mosso un dito quando erano al Governo, oggi hanno depositato tre proposte di legge.
Ma noi non ci faremo strumentalizzare da nessuno, continueremo la nostra battaglia nel campo che ci compete: quello sindacale, a difesa dei lavoratori.
Noi dobbiamo essere i protagonisti di questa rivoluzione epocale
Più salario e meno orario!
TRATTATIVA
Un anno fa è iniziata una fase di discussione molto complicata con FIM e FIOM per costruire un’ipotesi di piattaforma unitaria. Esistevano delle posizioni diverse tra noi che abbiamo, nel corso dei mesi, superato.
Abbiamo avviato un percorso, iniziato con l’approvazione dell’Assemblea dei 500, il 20 febbraio, e proseguito con una lunga consultazione che ha visto per la prima volta il coinvolgimento dei soli iscritti e successivamente di tutti gli altri. La piattaforma è stata approvata da oltre il 98% dei lavoratori.
Finalmente col passare degli anni siamo riusciti a far riapprezzare il contratto ai lavoratori, e a farlo ridiventare il più importante del sistema industriale.
Ancor prima di iniziare, la situazione è apparsa complicata.
Infatti, subito dopo l’invio della piattaforma a Federmeccanica e Assistal abbiamo ricevuto due lettere in cui ci facevano rilevare “evidenti deviazioni sui contenuti” rispetto alle regole esistenti.
Un modo elegante per comunicarci che i contenuti della piattaforma non erano di loro gradimento.
Il 30 maggio scorso abbiamo svolto, in Confindustria a Roma, il primo incontro di presentazione della piattaforma.
L’incontro si era caricato di grande attenzione, poiché si era in attesa di conoscere l’ultima tranche di aumento salariale rispetto all’Ipca del 2023.
In effetti il 7 giugno l’Istat ha comunicato il dato Ipca del 6,9% che ha portato 137,52 euro di incremento salariale sui minimi invece dei 35 euro previsti.
Il triennio 2021-2024 si è chiuso con un aumento complessivo di 311 euro a fronte dei 112 euro previsti. Un risultato straordinario ottenuto grazie al nostro impegno e alla nostra determinazione.
Vi è mai successo, nella vostra esperienza sindacale, che a fronte di un aumento sottoscritto abbiate poi consuntivato quasi il triplo? Noi lo abbiamo fatto!!!
Il percorso negoziale è andato avanti per altri cinque incontri: due a giugno, due a luglio e uno a settembre. Noi siamo convinti che la trattativa sia partita col piede giusto, come è successo in tutti i rinnovi a cui ho avuto il piacere di partecipare.
All’inizio abbiamo sempre ricevuto risposte negative da parte di Federmeccanica e Assistal.
La differenza l’hanno sempre fatta: il consenso dei lavoratori, la nostra determinazione e la volontà delle parti datoriali di raggiungere un’intesa.
Eviterò di dilungarmi ulteriormente per spiegarvi i contenuti e il clima che si è respirato nei sei incontri, poiché una buona parte di voi era presente. Avete sentito la grande responsabilità di vivere la trattativa fin dall’inizio.
La nostra delegazione è stata sempre la più numerosa e attiva. Questa è la dimostrazione di come la piattaforma abbia il nostro marchio.
Il 19 settembre finalmente Federmeccanica e Assistal hanno assunto un impegno preciso: il 10 ottobre, data del prossimo incontro, presenteranno la loro proposta di rinnovo.
Dall’andamento del confronto realizzato, siamo convinti che registreremo ancora delle evidenti distanze. Nonostante questo, ci aspettiamo dalle aziende un atto di responsabilità.
Andiamo avanti con determinazione e coraggio, convinti delle nostre ragioni e di essere nel giusto.
Siamo pronti a tutto!
Dalle conclusioni di questo rinnovo dipenderà il futuro degli altri contratti che sono in discussione o che verranno avviati.
- Continua la trattativa degli Artigiani, anche se siamo riusciti già ad ottenere un aumento di 96 euro nell’ultimo biennio (6,6%). Rimane l’obiettivo di chiuderlo entro l’anno!
- Per quanto riguarda le Cooperative, invece, abbiamo già presentato la piattaforma e avviato la trattativa.
- Il 24 settembre scorso si è riunita l’Assemblea delle delegate e dei delegati di Unionmeccanica Confapi che ha approvato l’ipotesi della piattaforma, e che ha dato il via alla consultazione con i lavoratori.
- Per quanto riguarda invece il rinnovo del contratto Orafi-Argentieri, in scadenza sempre a fine anno, entro questo mese di ottobre contiamo di approvare definitivamente l’ipotesi della piattaforma per avviare la trattativa.
- Entro fine anno scadrà il biennio economico 2023-2024 del CCSL, contratto Stellantis, CnhI, Iveco e Ferrari. Siamo pronti a presentare la nostra proposta che sarà in linea con gli aumenti contrattuali ottenuti nel CCNL.
I nostri contratti nazionali vanno difesi.
Diciamo NO ai contratti pirata che tolgono diritti e salario ai lavoratori.
Riteniamo grave la presenza della Ministra del Lavoro alla presentazione del contratto pirata Confimi-Confsal.
Condanniamo quanto accaduto a un’azienda metalmeccanica di Lecce, la Supermonte: dal 1° settembre i lavoratori si sono ritrovati con il contratto della Cisal, che prevede 300 euro in meno in busta paga e il taglio di diritti e tutele.
È una vergogna! Con un solo iscritto alla CISAL, un ingegnere, l’azienda ha applicato un contratto senza avere rappresentanza. La totalità degli iscritti è di Uilm, Fim e Fiom.
Continueremo a essere al fianco dei lavoratori che stanno lottando ormai da diversi giorni e sosterremo l’iniziativa legale in tutte le sue fasi.
SITUAZIONE INDUSTRIALE E CRISI AZIENDALI
Il settore metalmeccanico sta attraversando un periodo complicato, anche a causa delle guerre in Ucraina e Medio Oriente. C’è un rallentamento della produzione industriale, iniziato alla fine dello scorso anno, sia a livello nazionale che europeo.
In particolare l’economia tedesca continua a far registrare record negativi.
L’Eurostat certifica per il secondo trimestre 2024 un calo del Pil dello 0,1% e un’inflazione del +2,3%. Questo provoca anche delle ripercussioni nel nostro Paese, essendo la Germania il primo paese europeo importatore di prodotti italiani. Nonostante questo, l’Italia segna una leggera crescita dello +0,8% per il 2024.
In Italia si registra però un aumento delle crisi aziendali legate al forte calo di commesse e dei consumi, all’aumento della cassa integrazione, ai problemi legati alla carenza di materie prime, al costo dell’energia, agli effetti della transizione ecologica, alle difficoltà per l’accesso ai finanziamenti.
A oggi in Italia abbiamo oltre 100mila lavoratori coinvolti in crisi, un aumento di quasi 20mila rispetto alla fine dello scorso anno. Un quadro allarmante che abbiamo più volte denunciato, nel silenzio totale della politica.
I tavoli aperti al MIMIT sono 59.
SETTORI E AZIENDE INTERESSATE DA CRISI
I settori più impattati dalla crisi sono l’automotive, la siderurgia, l’elettrodomestico e le Telecomunicazioni.
AUTOMOTIVE
Nel 2023 Stellantis ha prodotto in Italia 752mila tra auto e veicoli commerciali, quest’anno ne produrrà meno di 500mila, segnando il minimo storico: siamo tornati nel 1957, a 70 anni fa.
Altro che il milione richiesto dal Ministro!
Basti pensare che l’anno scorso in Germania sono state prodotte oltre 4 milioni di veicoli, in Spagna quasi 2 milioni e in Francia 1 milione e mezzo.
Negli ultimi 17 anni, in Italia, la produzione di auto si è ridotta di quasi il 70%, passando da oltre 900mila a circa 300mila.
L’elettrico non decolla nonostante gli incentivi: rispetto al totale delle immatricolazioni nel 2023, soltanto il 4% è elettrico.
In generale, in Italia meno dell’1% delle auto circolanti sono elettriche.
Per non parlare delle infrastrutture, siamo in forte ritardo rispetto agli altri Paesi europei che hanno oltre il doppio dei nostri punti di ricarica. Secondo diversi studi internazionali, il ruolo della Cina nel mercato delle auto aumenterà a livello esponenziale.
Entro il 2030 le case automobilistiche cinesi domineranno il mondo: avranno il 33% del mercato globale e il 12% del mercato europeo.
Nonostante questo, già un anno fa Stellantis è entrata a far parte del capitale del produttore cinese Leapmotor investendo oltre 1 miliardo e mezzo di euro.
Da qualche settimana ha iniziato a vendere auto cinesi nei propri concessionari europei.
Tra l’altro la produzione di un modello a marchio cinese sarà in Polonia, e non a Mirafiori come previsto inizialmente, per oltre 100mila pezzi all’anno. Un terzo della produzione italiana nel 2024.
L’invasione della Cina è già cominciata, con il benestare di Stellantis e del Ministro Urso che nel frattempo si bea di aver fatto un Memorandum con 3 case automobilistiche per incentivare la produzione di auto cinesi in Italia.
La motivazione da parte del Governo è che bisogna liberare l’Italia dal monopolio di Stellantis.
La realtà è che perderemo anche l’eccellenza della produzione di auto nel nostro Paese per responsabilità sia del Governo che di Stellantis. Altro che Made in Italy!
Sulla transizione all’elettrico vogliamo chiarezza sia dal Governo che dalla Commissione europea.
Hanno fatto scalpore alcuni casi:
- la Volkswagen ha annunciato la chiusura di due stabilimenti in Germania e il licenziamento di 30mila lavoratori
- l’Audi ha deciso di chiudere a Bruxelles lo stabilimento di auto elettriche nel 2025 mettendo a rischio 3mila posti di lavoro
- Per non parlare della grave situazione negli stabilimenti americani di Stellantis come hanno denunciato in una lettera a Tavares i concessionari, i dipendenti e il sindacato minacciando la mobilitazione generale.
I primi effetti negativi li stiamo registrando anche in Italia:
- stop di Stellantis alla Gigafactory a Termoli e guarda caso il Governo non ha perso l’occasione per destinare subito gli oltre 300 milioni del PNRR ad altro
- produzione delle auto quasi ferma da mesi
- nessun progetto per la rete elettrica
- nessun investimento a breve di Stellantis per nuovi modelli
- rinvio nei prossimi anni di quelli previsti
- ricorso record alla cassa integrazione per tutti gli stabilimenti
- azione violenta e inaccettabile nei confronti dei lavoratori della logistica, dei servizi e degli appalti
Alla luce di questa situazione così drammatica, non è accettabile che Tavares guadagni 40 milioni di dollari all’anno e l’azione del Governo ci sembra inadeguata e dannosa.
Non ci stancheremo di chiedere un incontro a Palazzo Chigi per fare chiarezza definitivamente sul progetto industriale di Stellantis e per conoscere le reali intenzioni del Governo.
Lo abbiamo denunciato a Torino durante la bellissima manifestazione dell’aprile scorso, lo abbiamo ribadito nei nostri esecutivi in questi mesi: in assenza di impegni precisi sugli stabilimenti avremmo imboccato la strada della mobilitazione!
Quel momento è arrivato.
Non c’è più tempo da perdere!
Il 18 ottobre sciopero generale! Non accadeva da oltre 40 anni.
Migliaia di lavoratori di Stellantis, delle aziende dell’indotto e della componentistica saranno a Roma per manifestare insieme a noi e bloccare questa deriva pericolosa.
Sarà una giornata storica, c’è bisogno di tutti noi!
SIDERURGIA
Il 3 settembre si è svolto l’ennesimo incontro inutile al Mimit per Piombino. La situazione di JSW è veramente paradossale. Da oltre 10 anni con la fermata dell’unico altoforno si continua a rincorrere un obiettivo che metta fine a una sofferenza ormai non più sopportabile.
Adesso, per una circostanza inaspettata, c’è un investitore disponibile a spendere 2 miliardi di euro per rilanciare lo storico stabilimento di Piombino. Ma la Regione Toscana e il Ministero non riescono a liberare lo stabilimento da chi in questi anni lo ha occupato senza rispettare gli impegni e ostacola anche qualsiasi soluzione che con difficoltà si presenta.
Per dirla in breve, anche il precario accordo raggiunto da Jindal e Metinvest per dare definitivamente avvio al rilancio, viene ostacolato da soggetti che non vogliono cedere le aree portuali. E come se non bastasse, Federacciai si dichiara contraria al progetto. Siamo all’assurdo!
Fino a che punto la nostra pazienza può prevalere su questa situazione che grida vendetta?
Non è più tollerabile che migliaia di famiglie, lavoratori e una comunità intera rimangano sotto scacco di JSW.
Presidente Giani deve compiere uno sforzo maggiore affinché una tra le vertenze più simboliche, quella di JSW, possa arrivare dopo tanti anni a una conclusione positiva.
Non possiamo rimanere fermi, se non otterremo risposte in tempi rapidi ci mobiliteremo.
La vertenza dell’ex Ilva va avanti da oltre 12 anni. Senza ombra di dubbio non ci possiamo rimproverare nulla. Abbiamo fatto tutto quello che era necessario per salvaguardare salute, ambiente e occupazione. Poche realtà in Italia possono dire di far parte di un settore strategico e subire nel giro di 9 anni: due amministrazioni straordinarie, migliaia di lavoratori in cassa integrazione, risanamento ambientale e transizione all’elettrico messi in discussione, una produzione ai minimi termini con danni economici e finanziari al nostro Paese che ha perso il primato nella produzione di laminati piani.
La nostra organizzazione si è spesa senza limiti e i lavoratori hanno continuato a difendere il proprio lavoro pur vivendo forti contraddizioni, soprattutto in mancanza di responsabilità delle Istituzioni locali e nazionali.
Non solo non si sono mai assunte le proprie responsabilità, ma addirittura hanno utilizzato questa vicenda per fini esclusivamente elettorali.
Siamo stati gli unici ad aver contrastato e interrotto un progetto fallimentare da parte della più grande multinazionale, che ha agito indisturbata per cinque anni con l’obiettivo di distruggere tutti gli stabilimenti.
Siamo riusciti a mandare via ArcelorMittal e ridato una speranza a migliaia di lavoratori.
Grazie a noi è stato possibile mettere sul mercato un’azienda che ormai era sul baratro, mancavano 7 giorni allo spegnimento degli impianti.
Il bando di gara è stato pubblicato alla fine di luglio e il 20 settembre è scaduto il termine per presentare le manifestazioni di interesse.
Sono arrivate 15 proposte, solo 3 da Gruppi industriali stranieri che vorrebbero acquistare l’intera ex Ilva. Al di là di quello che dice il Ministro, la gara non è partita col piede giusto.
I produttori italiani di acciaio non credono nel rilancio dell’ex Ilva, hanno preferito fare proposte per singoli impianti. Adesso si aprirà la fase delle offerte.
Il Ministro e i Commissari devono sapere che non accetteremo la vendita di singoli impianti, non accetteremo la salvaguardia dell’occupazione a tempo, per soli due anni, mai come in questa circostanza lo Stato deve poter garantire, con una presenza reale e con poteri di veto, il rilancio vero dell’ex Ilva e la salvaguardia di tutti i lavoratori diretti, indiretti, in AS e dell’appalto.
In primis il Governo e poi i commissari devono sapere che quello che non abbiamo permesso a Mittal non lo permetteremo a chiunque decidesse di assumersi la responsabilità della gestione dell’ex Ilva. Mai più una nuova Mittal.
ELETTRODOMESTICO
Dopo la grande crescita nel periodo del Covid, da due anni il settore degli elettrodomestici sta registrando un forte calo a causa della diminuzione delle vendite e dei consumi, dell’alta inflazione e dell’aumento dei costi.
Questo ha avuto un effetto immediato negli stabilimenti, con una forte riduzione dei livelli produttivi e un massiccio ricorso alla cassa integrazione, che ha interessato e interessa ancora migliaia di lavoratori.
Dal mese di aprile c’è stata l’acquisizione da parte della multinazionale turca Beko della Whirlpool Italia. Fin dall’inizio abbiamo chiesto al Governo di mantenere alta l’attenzione e all’azienda maggiori chiarimenti rispetto al piano industriale e occupazionale.
Il 5 settembre Beko ha annunciato la chiusura di due stabilimenti in Polonia con 1.800 licenziamenti. Inoltre, aveva chiuso già uno stabilimento in Gran Bretagna a luglio.
Dobbiamo evitare un’altra Whirlpool Napoli e per questo abbiamo chiesto un confronto continuo, serio ed efficace per salvaguardare l’occupazione dei 4.500 lavoratori italiani diretti, le migliaia dell’indotto e tutti i nostri siti.
Non siamo disponibili ad aspettare un disastro annunciato.
Abbiamo realizzato scioperi in tutti gli stabilimenti del Gruppo lo scorso 12 settembre: è stato un successo, con punte di adesione fino al 90%!
Se non ci sarà alcun incontro a breve al Mimit, come si erano impegnati a fare, programmeremo ulteriori e incisive iniziative di mobilitazione.
Electrolux, allo stesso modo, sta attraversando un periodo di forte difficoltà, con rallentamenti produttivi, grande ricorso ad ammortizzatori sociali e uscite volontarie incentivate.
Allo stesso tempo la multinazionale svedese ha confermato gli investimenti previsti in Italia per circa 100 milioni. Restano la forte preoccupazione e l’incertezza sul futuro del settore e sulla ripartenza del mercato.
Per questo abbiamo chiesto un intervento specifico al Governo: non vogliamo incentivi a pioggia o bonus, come nel passato, ma misure specifiche a favore delle imprese che investono e producono in Italia. Riportate qui le nostre eccellenze!
TELECOMUNICAZIONI
Il settore delle TLC subisce i cambiamenti repentini e continui del mercato globale e dello sviluppo tecnologico. Le nostre aziende soffrono più delle altre le scelte dei vari governi e dei grandi colossi che continuano a contendersi un mercato sempre più complesso.
In Italia non si arresta questo processo di dismissione e di delocalizzazione di grandi aziende come Jabil, SofLab, Sirti, LFoundry, Exprivia, Almaviva e molte altre.
Nel frattempo ST Microelectronics continua a vivere dei momenti di grande espansione con investimenti corposi, anche con fondi europei, in fase di realizzazione negli stabilimenti di Agrate e Catania.
Ci aspettiamo dalla multinazionale franco-italiana un’attenzione particolare ai territori e soprattutto una modifica radicale delle relazioni industriali.
Facciamo un grande incoraggiamento ai nostri 22 candidati che fino all’8 ottobre si batteranno come dei leoni per eleggere le Rsu e gli Rls nello stabilimento ST di Agrate.
Un grande grazie alla nostra combattente Simona per l’impegno e lo straordinario coraggio con cui sta affrontando questa grande battaglia.
GRANDI AZIENDE
Per fortuna non ci sono solo settori in crisi, ma grandi realtà strategiche che continuano a dare risposte positive sia da un punto di vista economico che occupazionale.
Leonardo fa registrare risultati estremamente positivi, non solo sul fronte della Difesa, ma anche su Spazio, Elettronica, Cyber Security, Logistica, Elicotteri.
Nel primo semestre 2024, ha segnato una crescita a doppia cifra su tutti i principali indicatori.
Qualche difficoltà permane per quanto riguarda Aerostrutture, legate alla crisi ormai drammatica di Boeing.
Anche in questa Divisione, e in particolare per lo stabilimento di Grottaglie, siamo riusciti a creare soluzioni alternative superando la monocommittenza.
Fincantieri, superata la fase critica legata alla pandemia, è riuscita
ad aumentare la sua supremazia su tutte le produzioni navali, non solo su quelle militari.
Guardiamo con attenzione il progetto del Polo della Subacquea che aprirebbe nuove possibilità di sviluppo tecnologico, opportunità commerciali e occupazionali.
Le possibili acquisizioni di nuovi importanti ordini consentono di avere una prospettiva di lungo periodo e di gestire al meglio anche la transizione energetica e digitale.
Hitachi Rail STS rappresenta nel mondo uno degli asset più importanti del settore ferroviario.
L’acquisizione della divisione GTS di Thales, avvenuta pochi mesi fa, consentirà di creare nuove opportunità di sviluppo e porterà benefici ai nostri stabilimenti che occupano oltre 5mila lavoratori diretti.
LA UILM
Ora parliamo brevemente di noi. La vostra partecipazione a questa importante Assemblea ci riempie di orgoglio. Sono convinto che questi due giorni lasceranno il segno.
Sarà l’occasione per fare un bilancio sull’anno trascorso, per individuare una strategia e delle iniziative da mettere in campo per tutelare al meglio i lavoratori e i cittadini.
I grandi rischi che denunciavamo si stanno proprio in questi ultimi giorni materializzando.
Abbiamo fatto bene a non esprimere giudizi sul risultato delle ultime elezioni politiche, prima di verificare sul campo l’azione del Governo.
Dopo pochi mesi, al varo della Legge finanziaria il nuovo Esecutivo ha fatto capire come voleva caratterizzare il rapporto con le parti sociali e in particolare con Cgil Cisl e Uil.
A dire il vero avevamo già verificato il modello dei governi precedenti e in modo particolare quello Draghi, anche lui convocava le organizzazioni sindacali dopo aver approvato la Legge finanziaria.
La risposta della UIL non si fece attendere: il 16 dicembre organizzammo uno sciopero generale con Manifestazione a Piazza del Popolo a Roma, a cui aderì la sola Cgil, mentre la Cisl si tirò come sempre indietro.
A conferma dell’autonomia della UIL e della nostra categoria, alla prima Legge finanziaria presentata dal Governo attuale ci furono iniziative regionali finalizzate alla modifica della Legge di Bilancio durante l’iter parlamentare. Lo scorso anno la musica non è cambiata.
La legge di Bilancio è stata fatta senza il nostro coinvolgimento, con piccole modifiche insufficienti.
Ancora una volta abbiamo deciso di continuare a mobilitarci insieme alla UIL per dire ADESSO BASTA! Abbiamo protestato contro la legge di bilancio ma anche per la salute e sicurezza sul lavoro, per il diritto alla cura, per la sanità pubblica, per la tutela dei salari e delle pensioni e per la riduzione delle tasse.
Abbiamo aderito anche alla campagna della UIL contro la precarietà dicendo “NO ai lavoratori fantasma” e continuato a intensificare le iniziative di “Zero Morti sul Lavoro”.
La UIL ha avuto il coraggio di organizzare nelle piazze più importanti d’Italia manifestazioni con centinaia di bare. Una delle ultime, quella a Venezia, è stata tra quelle più d’impatto.
Mille morti all’anno sono una tragedia insopportabile!!!
In questi due anni siamo riusciti comunque a condizionare alcune scelte del Governo, seppur insufficienti.
A metà anno, il Governo Meloni ha deciso di adottare un provvedimento odioso: l’Autonomia Differenziata.
Abbiamo fatto bene a rispedirlo al mittente.
Tutta l’organizzazione si è mobilitata per raccogliere le firme per il Referendum abrogativo che ha immediatamente raggiunto il quorum delle 500mila firme in due mesi superando 1 milione e 300 mila firme.
Per noi l’autonomia differenziata è un processo pericoloso che rischia di aumentare le diseguaglianze e accentuare le inefficienze del nostro già fragile Stato nazionale.
Dobbiamo invece creare un Paese più unito, più eguale, più giusto, più coeso.
Adesso ci attende una stagione molto complicata, a partire dalla Manovra che il Governo sta per presentare ancora una volta senza aver convocato le organizzazioni sindacali.
Il 31 ottobre svolgeremo il Consiglio nazionale della UIL e sarà l’occasione per fare una valutazione sulla situazione politica e una discussione sulla legge di Bilancio.
Tra le nostre rivendicazioni dobbiamo continuare a chiedere la detassazione degli aumenti contrattuali.
Carissimi, è stato un periodo molto intenso.
Vi siete impegnati a partecipare a tutte le iniziative della Uil dove la nostra presenza è stata sempre determinante.
Non abbiamo abbandonato, anzi abbiamo intensificato le nostre iniziative.
- Abbiamo realizzato scioperi e manifestazioni per i problemi ormai noti dell’automotive, di Piombino, dell’ex Ilva (siamo arrivati anche a occupare la sala verde di Palazzo Chigi!)
- Abbiamo programmato uno sciopero generale dell’auto il 18 ottobre, cosa che non accadeva da decenni. È una grande responsabilità che ci siamo assunti noi e per questa ragione vi esorto ancora una volta a scendere in piazza. Abbiamo già ricevuto l’adesione alla nostra iniziativa da parte di IndustriAll Europe e Global e di delegazioni europee provenienti da altri stabilimenti Stellantis
- abbiamo scioperato per i problemi legati alle telecomunicazioni a Caserta
- abbiamo continuato il nostro impegno sulle pari opportunità, grazie al lavoro della commissione nazionale e alle numerose iniziative svolte nel corso di questi mesi e che hanno coinvolto migliaia di lavoratori
- abbiamo rafforzato Metapprendo e la formazione continua per i nostri lavoratori
- abbiamo sviluppato insieme al sindacato europeo e mondiale iniziative riguardanti la salvaguardia di posti di lavoro in Europa che devono essere “sicuri, ben retribuiti e sostenibili”
- abbiamo fatto una consultazione straordinaria su tutto il territorio nazionale, con migliaia di nostri attivisti, per la costruzione di tutte le piattaforme contrattuali
Ci attende una fase impegnativa, per quanto riguarda il percorso dei rinnovi contrattuali, le tante vertenze aperte, l’incertezza legata al raggiungimento dell’obiettivo europeo di zero emissioni e le sfide legate alla transizione ecologica, digitale e dell’intelligenza artificiale.
Non possiamo abbassare la guardia!
Abbiamo un patrimonio da difendere, fatto di tante persone, i nostri delegati e attivisti, che ogni giorno si impegnano nei luoghi di lavoro per difendere gli uomini e le donne che fanno grande il nostro Paese.
Siamo considerati dalle aziende e dal Governo interlocutori seri e rappresentativi, pur nella nostra durezza di fronte ai problemi.
Siamo ormai una realtà consolidata, in grado di rappresentare migliaia di persone e di condizionare le scelte delle imprese e dei governi.
Grazie a tutti voi che avete voluto essere presenti.
Sono convinto che tutti insieme continueremo a crescere, a fare grande la nostra categoria e tutta la UIL. Mai come in questo momento c’è bisogno di un sindacato come il nostro in grado di arrestare una deriva sociale.
Sto per concludere la mia relazione introduttiva a un’assemblea così importante.
In questi casi ho sempre il dubbio, in primo luogo, di aver trattato tutti gli argomenti in grado di generare il vostro interesse; in secondo luogo, di aver fatto un bilancio esaustivo del lavoro svolto e dei risultati ottenuti. Una cosa è certa, il nostro impegno non è mancato.
Abbiamo affrontato anche le situazioni più difficoltose con tanta forza e con tanta determinazione.
Non ci siamo mai tirati indietro.
Non ho nominato Fim e Fiom, ho grande rispetto per loro e sono convinto che l’unità sia importante. Ma loro non accettano la nostra ascesa, siamo una grande squadra coesa e organizzata. Dobbiamo continuare a essere noi stessi, il sindacato metalmeccanico generoso e solidale. Non ci dobbiamo mai rassegnare, la rassegnazione non ci appartiene.
Se qualcuno mi chiedesse in questo momento: qual è la forza, il valore che ci contraddistingue dagli altri? Io non avrei dubbi: IL CORAGGIO!
Il coraggio di lottare!
Il coraggio di osare!
Il coraggio di fare delle scelte!
Il coraggio di crederci!
Il coraggio di esserci!
Il coraggio di non voltarsi mai dall’altra parte!
Il coraggio di andare controcorrente!
Il coraggio di rivendicare: + salario e – orario
Grazie a tutti
W la Uilm! W il sindacato!