Nella giornata di ieri 29 marzo, si è tenuto, in remoto con il ministero del Lavoro, l’ultimo incontro dell’esame congiunto per la proroga di cigs richiesta da Acciaierie d’Italia per ulteriori 12 mesi.
L’azienda, fin dal primo incontro si è resa disponibile ad offrire esclusivamente la maturazione dei ratei di tredicesima escludendo la possibile riduzione degli esuberi pari a 3000 unità. Tale è rimasta l’offerta che è stata integralmente accettata da chi ha sottoscritto l’accordo di cassa integrazione, anzi peggiorativa rispetto alle condizioni offerte lo scorso anno che vedeva la riduzione a 2750 lavoratori massimi che unitariamente non accettammo.
Ci chiediamo, allora, perché non è stata condivisa, da parte di chi adesso ha sottoscritto, la stessa intesa nel 2022? Cosa è cambiato?
La UILM, nonostante l’inconcludente esperienza della precedente trattativa, fino alla fine ha provato a trattare per chiedere che non si determinassero 3000 esuberi strutturali chiedendo tutte le condizioni di garanzia, a partire dalla salvaguardia dei 1600 lavoratori in Ilva AS e dell’indotto senza escludere una giusta integrazione salariale all’ammortizzatore sociale con valori economici superiori a quelli già offerti dall’azienda.
La UILM, insieme alle altre organizzazioni sindacali, ha posto le richieste minime per poter sottoscrivere un accodo di cigs a partire dal tema della tutela complessiva dell’occupazione.
- l’azienda non ha voluto riconoscere la validità dell’accordo del 6 settembre 2018 che rappresenta l’unico atto di salvaguardia ambientale, occupazionale ed industriale dell’ex Ilva. Nell’accordo del ministero è presente una semplice dichiarazione, senza alcun valore, da parte di chi ha sottoscritto l’intesa (“a tal proposito, le OO.SS. evidenziano che lo strumento della Cigs è rivolto ai lavoratori di Acciaierie d’Italia e sottolineano l’urgenza di avviare presso il MIMIT un confronto sul piano industriale e sull’efficacia dell’accordo sottoscritto dalle Parti in data 6 settembre 2018”)
ma nessun impegno da parte aziendale che, anzi, nel corso della riunione ha dichiarato di ritenerlo superato
- l’azienda non ha voluto riconoscere la temporaneità e la transitorietà dello strumento di cigs determinando la strutturalità degli esuberi dichiarati in procedura.
- l’azienda si è sottratta a qualsiasi confronto sul piano industriale di rilancio e di investimenti che assicurasse una reale prospettiva di lungo periodo.
- l’azienda non ha dato nessuna certezza sugli assetti produttivi di Taranto/Genova/Novi Ligure/Marghera e tutti gli altri siti, nessuna certezza sulla ripartenza AFO 5, sulla realizzazione di forni elettrici e dell’impianto DRI.
- l’azienda non ha assicurato che il limite dei 4 milioni di tonnellate anno sia limitato al solo 2023 con piena incertezza per il 2024 prefigurando, di fatto, una cigs senza fine in mancanza di un programma di risalita produttiva.
- l’azienda ha mantenuto inalterato a 3000 il numero dei lavoratori da mettere in cigs, il medesimo del 2022.
- l’azienda non ha aggiunto nessun elemento economico alla maturazione dei ratei di tredicesima, già dichiaratamente disponibili nella precedente procedura, mentre la Uilm ha chiesto, invece, che si aggiungessero anche il riconoscimento del Premio e la maturazione delle ferie anche per chi è in cigs.
- l’azienda non ha concesso nemmeno che ci possa essere un confronto preventivo (l’azienda ha concesso solo il monitoraggio) con RSU e OOSS sulla gestione della cassa integrazione ovvero uno strumento che quindi sarà lasciato esclusivamente nelle mani del management di Acciaierie d’Italia (“le Parti concordano che l’Azienda e le strutture territoriale/RSU dei siti interessati si incontreranno in sede aziendale al fine di consentire il costante monitoraggio sull’utilizzo dello strumento della Cigs”); la rotazione che applicherà l’azienda sarà quella già prevista dalle normative vigenti, nulla di più.
Ci chiediamo, allora, come è stato possibile firmare, da parte degli altri, un accordo di proroga di cassa integrazione a queste condizioni?
Noi, per il bene dei lavoratori, abbiamo ritenuto di non poterlo fare, così come unitariamente non l’abbiamo fatto precedentemente in cui c’erano le medesime condizioni di questa volta.
La Uilm non sarà mai complice di un disastro sociale ed industriale!
Chi l’ha fatto si è assunto una grave responsabilità e ne dovrà rispondere ai lavoratori tutti.
La UILM, insieme a chi vorrà unirsi a noi, metterà in campo ogni iniziativa possibile per invalidare gli effetti nefasti di quest’accordo e salvare tutti i posti di lavoro messi a rischio.
UILM NAZIONALE