Ilva a Mittal-Marcegaglia-Intesa la scelta dei tre commissari

RASSEGNA STAMPA
Uilm Nazionale

Ilva a Mittal-Marcegaglia-Intesa

Domani, alle ore 12.15, i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm convocati al Mise

Palombella (Uilm): “Il ministro Calenda ha garantito ai sindacati la possibilità di esprimere un parere”

 

 «Il consorzio Am Investco con Marcegaglia costituisce il miglior partner per l’Ilva». Lakshmi Mittal, uno degli uomini più ricchi del mondo, lo ripeteva dalla presentazione dell’offerta, a inizio marzo. Ma era di parte. Alla stessa conclusione, però, sono arrivati anche i tre commissari straordinari dell’Ilva, Piero Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi: l’offerta di Am Investco (85% ArcelorMittal, 15% Marcegaglia in attesa che si aggreghi al consorzio Intesa Sanpaolo con una quota del 5-10%) è risultata, dopo la loro valutazione, migliore di quella di AcciaItalia (Jindal South West, Cassa depositi e prestiti, Delfin e Arvedi). L’offerta complessiva non si limita al prezzo, ma comprende anche gli investimenti per il piano industriale e per il programma di risanamento ambientale: ArcelorMittal ha superato la cordata concorrente, nella valutazione dei commissari, mettendo sul piatto 1,8 miliardi più 2,5 miliardi di investimenti, di cui uno per la copertura dei parchi minerali e per gli investimenti ambientali e 1,5 miliardi per impianti, Altoforno 5 compreso. Circa 4 miliardi complessivi che, però, sono stati preferiti agli altrettanti, ma diversamente ripartiti, della cordata concorrente: 1,2 miliardi il prezzo e 3 gli investimenti.

La decisione definitiva sulla cessione di Ilva spetta, però, al ministero dello Sviluppo economico che sancirà la scelta con un decreto. Poi scatterà un periodo di 30 giorni per verificare la rispondenza del piano ambientale alle indicazioni del ministero dell’Ambiente, che entro settembre emetterà un decreto. Per intanto il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha convocato, per il 30 maggio prossimo, i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, Ugl Metalmeccanici, Cgil, Cisl e Uil per «comunicare lo stato di attuazione della procedura relativa alla cessione degli impianti». Il ministro Calenda — ha spiegato Rocco Palombella, segretario generale della Uilm — ha garantito ai sindacati la possibilità di esprimere un parere, se pure non vincolante, sui piani industriali e ambientali per il risanamento dell’Ilva presentati dalle cordate, prima dell’emanazione del decreto di assegnazione che sarà firmato dal ministro». Il confronto con i sindacati sarà uno dei momenti decisivi dell’operazione che riporterà in mani private il gruppo siderurgico, oggi in amministrazione straordinaria, con quasi 14 mila dipendenti (circa 11 mila solo a Taranto) di cui 3.300 in cassa integrazione: sul fronte occupazionale, infatti, nessuna delle due cordate ha esplicitamente definito il livello sostenibile, ma lo ha sempre rapportato alle quantità di acciaio che si riusciranno a produrre. Il piano di Am Investco prevede in una prima fase la produzione di 6 milioni di tonnellate di acciaio a carbone e 4 con bramme e nella seconda 8 più 2.

Di sicuro ArcelorMittal ha sempre escluso la cosiddetta decarbonizzazione — con forni elettrici e preridotto — proposta da Jindal, che tanto piace al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano: ma troppo costosa, per la multinazionale con sede in Lussemburgo, da adottare in Europa, laddove è situato il cuore di Arcelor. Circostanza, la forte presenza in Europa, che potrebbe portare a problemi di antitrust, sebbene ArcelorMittal abbia sempre escluso che l’acquisizione di Ilva possa far superare i limiti di Bruxelles. Nel caso l’Italia non sarà toccata. Se non ci saranno problemi, il via libera arriverà entro 25 giorni lavorativi dalla notifica. Se il caso dovesse essere più complicato, scatterebbe una fase più lunga.

Ufficio Stampa Uilm
Roma, 29 maggio 2017