Alstom-Siemens; L’Antitrust potrebbe bloccare la fusione Fincantieri-Stx

Il matrimonio alla fine non si fa. L’Antitrust Ue ha bloccato il progetto di fusione tra la francese Alstom e la tedesca Siemens, i due colossi del settore ferroviario in Europa: una decisione che ha scatenato la rabbia di Parigi e Berlino, i cui governi si erano tanto spesi per portare i due giganti all’altare. Ma la fumata nera della Commissione Ue potrebbe avere ripercussioni anche per l’Italia, in particolare sull’acquisizione dei cantieri di Chantiers de l’Atlantique ad opera di Fincantieri: “Tutta la vicenda potrebbe diventare un pericoloso precedente a scapito del gigante italiano della cantieristica navale”, ci spiega Rocco Palombella, segretario generale della Uilm.
La commissaria Ue per la concorrenza Margrethe Vestager ha bloccato la creazione del campione europeo delle ferrovie perché avrebbe minacciato la concorrenza sul vecchio continente nei mercati relativi ai treni ad alta velocità e ai sistemi di segnalazione. Come si legge nel comunicato dell’organo comunitario, le due parti non hanno offerto delle misure che permettessero di stemperare questi dubbi.

“Milioni di passeggeri ogni giorno contano su treni moderni e sicuri – spiega Vestager -. Siemens e Alstom sono due colossi delle ferrovie: senza rimedi efficaci, questa fusione avrebbe rischiato di innescare un aumento dei prezzi per i sistemi di segnalazione che garantiscono la sicurezza degli utenti e per i treni ad altissima velocità di nuova generazione”.
Questa decisione però non convince Palombella, perché non tiene conto della necessità delle aziende europee di arginare la potenza crescente di competitor globali, come la Cina. “La commissione Ue ha agito sulla base delle regole della concorrenza, che erano state pensate per favorire la competizione all’interno dell’Unione e impedire che una singola realtà potesse controllare la produzione di un manufatto. Tuttavia il contesto internazionale è mutato, questa legislazione non è aggiornata e crea delle limitazioni alle aziende e paesi europei quando devono confrontarsi con i giganti rivali che nascono e si sviluppano al di fuori dei confini comunitari”.

In sostanza, la tesi delle autorità di Francia e Germania che hanno caldeggiato la fusione tra Alstom e Siemens. Per Bruno Le Maire, ministro dell’economia e delle finanze di Parigi, quello dell’Antitrust Ue è stato un “errore economico e politico“, perché ha impedito a due campioni nazionali della segnaletica e delle ferrovie di fondersi e avere lo stesso peso del gigante cinese Crrc sul proscenio internazionale. Anche il governo tedesco ci è andato giù duro, criticando il piano che avrebbe unito le forze materiali delle due aziende in una nuova società completamente controllata da Siemens: “Ci impegniamo a modernizzare la legge sulla concorrenza e sui cartelli”, aveva sottolineato il portavoce della cancelliera Angela Merkel.
E ora che l’opzione di fusione non è più sul tavolo, almeno per il momento, a rischiare è un altro progetto che da diverso tempo Fincantieri sta portando avanti: l’acquisizione dei cantieri nella città di Saint-Nazaire, che deve essere esaminata dalla Vestager alla luce del regolamento sulle concentrazioni. “La vicenda Alstom-Siemens sarà un cavallo di Troia, sarà presa a riferimento dalla Commissione per decidere sul caso Fincantieri”, precisa il leader del sindacato. Certo sono due settori diversi, ma non importa: sulla base del precedente che è stato appena creato, è il ragionamento, l’Antitrust potrebbe decidere di opporsi all’operazione considerandola rischiosa per la concorrenza sul continente, dopo il no dato a Parigi e Berlino.

Una preoccupazione che Francia e Germania hanno contribuito ad alimentare. Le autorità dei due paesi aveva infatti presentato all’esecutivo comunitario una domanda di rinvio a norma dell’articolo 22, paragrafo 1, del regolamento sulle concentrazioni che, come spiegato in una nota, “permette a uno o più Stati membri di chiedere alla Commissione di esaminare una concentrazione che pur non rivestendo una dimensione europea incide sugli scambi all’interno del mercato unico e rischia di incidere in misura significativa sulla concorrenza nei territori degli Stati membri che presentano la richiesta”. Alla richiesta si è subito accodata Berlino. E ora Vestager dovrà valutare se l’operazione effettivamente possa costituire una minaccia alla concorrenza nel settore della costruzione navale, in particolare per quanto riguarda il mercato mondiale delle navi da crociera.
“Ancora una volta assistiamo a una politica per la concorrenza eccessiva e miope che mira a danneggiare soprattutto l’Italia”, aggiunge Palombella, precisando che tutto il processo limita la capacità dell’Europa di “creare e sostenere aziende che possano competere sul piano mondiale con quelle cinesi, giapponesi e statunitensi”. E critica l’analisi della Vestager secondo cui la minaccia cinese è ancora lontana: anche se la China Railway Construction Corporation opera prevalentemente in Asia, precisa, “si sta preparando per i mercati esteri”.

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Ufficio Stampa Uilm