A Parigi i sindacati difendono l’acciaio europeo dall’aggressione cinese – dal portale Formiche.net


RASSEGNA  STAMPA
Uilm Nazionale

A Parigi i sindacati difendono l’acciaio europeo dall’aggressione cinese

Guglielmo Gambardella

L’articolo di Guglielmo Gambardella, Coordinatore del settore siderurgico per la Uilm nazionale

A Strasburgo, presso la Commissione del Commercio Internazionale del Parlamento Europeo, è stato messo ai voti l’accordo informale in materia di difesa commerciale. Il provvedimento in questione sarà messo in approvazione nel corso della sessione plenaria programmata per il prossimo mese.

LA RIUNIONE DI INDUSTRIALL A PARIGI

L’accordo sulle nuove norme antidumping raggiunto il 3 ottobre dal Parlamento Europeo con i ministri dell’Ue segue il meeting del Comitato Direttivo della sezione metalli di base di IndustriALL Global Union che si è tenuto a Parigi il 26 ed il 27 settembre scorsi. Proprio in quella riunione, a cui hanno partecipato 60 delegati sindacali in rappresentanza di 20 Paesi era emersa con forza la necessità di un intervento legislativo da parte della UE che contrastasse le pratiche commerciali sleali dei Paesi terzi produttori di acciaio ed alluminio (in primis la Cina) che continuano a danneggiare un settore strategico per la manifattura del nostro continente.

L’INTESA DI DIFESA COMMERCIALE

Il provvedimento citato in apertura di questo articolo è giunto dopo mesi di duro confronto fra il Parlamento europeo, i governi interessati e la Commissione Europea. Si è voluto così allineare la normativa della difesa commerciale Ue alle norme WTO, dopo che lo stesso Parlamento Ue aveva respinto il riconoscimento dello Status di economia di mercato (MES) alla Cina. L’esecutivo italiano, impegnato in prima linea, si era battuto più di qualunque altro Paese nel difendere gli interessi della nostra industria, in particolare quella siderurgica, ed alla fine lo stesso ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, esposto in prima persona sulla questione, ha dichiarato tutta la sua soddisfazione per l’epilogo positivo dell’intesa: “Il miglior compromesso possibile – ha ribadito- a tutela della nostra industria e dei nostri cittadini. Il governo continuerà a vigilare affinché la normativa venga applicata in modo rigoroso”.

LA PRODUZIONE MONDIALE DI ACCIAIO E QUELLA EUROPEA

Ritornando alla cronaca dell’incontro sindacale tenuto nella capitale francese, nel corso dello stesso è stata analizzata la situazione globale del settore siderurgico e sono state assunte decisioni sulle future iniziative da intraprendere in difesa dei diritti dei lavoratori. Per quanto concerne il mercato, nell’anno 2016 sono state prodotte, a livello mondiale, 1,630 miliardi di tonnellate di acciaio, di cui 800 milioni di tonnellate nella sola Cina; la Cina è stato anche il maggior Paese esportatore al mondo con un saldo attivo di 94,5 milioni di tonnellate sopravanzando il Giappone (34,5 milioni di tonnellate), la Russia (26,9 milioni di tonnellate), l’Ucraina (17,1 milioni di tonnellate) ed il Brasile (11,5 milioni di tonnellate).In Europa sono state consuntivate 162 milioni di tonnellate; attualmente l’acciaio europeo fattura circa 170 miliardi di euro e occupa in oltre 500 stabilimenti circa 320mila dipendenti diretti; in Italia nello stesso anno sono state prodotte circa 23,4 milioni di tonnellate, in 41 siti con circa 34.000 occupati diretti.  La produzione mondiale di alluminio nel 2016 è stata pari al 57 milioni di tonnellate di cui 36 milioni nella repubblica del Dragone.

LA SOVRACCAPACITÀ PRODUTTIVA DEI CINESI

Segnaliamo che l’ex Impero Celeste ha visto raddoppiare la propria capacità produttiva di acciaio negli ultimi 10 anni, sostenuta con sovvenzioni statali illegali, pochi limiti ambientali e sfruttamento dei lavoratori. Questa crescita esponenziale purtroppo ha contribuito a creare una sovraccapacità produttiva (si stima in 300 milioni di tonnellate nel mondo,ndr) che la Cina riversa nel mercato mondiale offrendo prodotti a prezzi bassissimi, senza rispetto delle regole del commercio internazionale, producendo distorsioni e squilibri ed arrecando danni alle imprese, in particolare a quelle occidentali, ed ai relativi lavoratori del settore, con conseguenti chiusure di stabilimenti e licenziamenti di migliaia di addetti.

COMBATTERE IL DUMPING

Uno scenario drammatico ed inaccettabile per governi e sindacati.Ma così come si era verificato nella discussione tra i deputati del Parlamento europeo nel corso dell’iter per giungere all’intesa del 3 ottobre, anche nel meeting dei sindacati a Parigi, fra i delegati è emersa una diversità di vedute su come approcciare alla questione del dumping. Infatti, analogamente a quanto emerso a Strasburgo in cui si era distinto uno schieramento costituito da Stati più favorevoli alla Cina (Germania ed alcuni Paesi del Nord Europa) da un altro formato da Paesi determinati per una maggiore tutela delle imprese europee (Italia e Francia), si è ripetuto in ambito della discussione fra organizzazioni sindacali, che nel corso della riunione parigina di IndutriAll Global Union ha visto anche la posizione di forte contrasto degli USA nei confronti del paese asiatico. È chiaro che la divisione emersa era il risultato di interessi diversi tra Paesi manifatturieri e Paesi che invece beneficiano di beni e servizi a basso costo provenienti dalla Cina, tra nazioni con minor valore di export e quelle con grandi ambizioni di sviluppo del proprio export verso Pechino (Germania, Svezia, etc). In pratica, questa nuova proposta di regolamentazione sul commercio internazionale prevede che la Commissione Ue determini i dazi antidumping solo sulla base del fatto che un Paese (non solo la Cina), abbia significative distorsioni nei propri prezzi di ingresso tali da giustificare l’utilizzo di prezzi tratti da altri Paesi terzi per calcolare il margine di dumping. La Commissione pubblicherà dei rapporti specifici su settori e Paesi per mettere in luce tali distorsioni.

IL CONCETTO DI DISTORSIONE

Dalle comunicazioni informative sull’intesa finora rese note, l’elemento di novità che abbiamo maggiormente apprezzato, come sindacato, è stato quello dell’introduzione, nel concetto di “distorsione”, del dumping ambientale e sociale; si potrà quindi segnalare che c’è distorsione se non verranno rispettate le convenzioni in materia ambientale o se i lavoratori non saranno trattati secondo i criteri ILO. Anche i sindacati potranno segnalare alla Commissione Ue eventuali distorsioni.

Ufficio Stampa Uilm
Roma, 14 ottobre 2017